Prendere decisioni è la principale attività quotidiana di qualunque essere umano. Le nostre giornate sono un susseguirsi continuo di decisioni, di scelte.

L’Economia Comportamentale, o Behavioral Economics, è la disciplina scientifica che studia il modo in cui le persone prendono decisioni. Gli studi riguardano le scelte compiute in contesti privati, sociali, finanziari e professionali.

Nel 2017 il premio Nobel per l’Economia è stato assegnato a Richard Thaler, proprio per i suoi studi di Economia Comportamentale. Thaler ha dato un contributo fondamentale a questa materia sviluppando il concetto di Nudge o “spinta gentile”: un nudge è un intervento che modifica l’ambiente per aiutare le persone, con un approccio gentile, a prendere decisioni migliori.

Perché dunque c’è bisogno di aiutare le persone a scegliere, in particolar modo in un contesto lavorativo? E perché un approccio gentile?





Prendere decisioni efficaci: come aiutare i dipendenti a fare scelte.



Partiamo dalla prima domanda. Oggi sappiamo che i nostri processi decisionali sono prevalentemente irrazionali: sono guidati da euristiche, scorciatoie di pensiero automatiche che attiviamo spesso inconsapevolmente; sono soggetti a bias, errori sistematici di giudizio; sono influenzati dall’ambiente, dal contesto in cui ci troviamo, da ciò che è appena accaduto nelle nostre vite e dal coinvolgimento emotivo del momento. Insomma, siamo ben lontani dalla razionalità e capacità di calcolo di una macchina.

Spesso però, in contesto lavorativo, ciò che viene richiesta è proprio l’efficienza di una risposta che si avvicini il più possibile all’oggettività, ovvero la capacità di prendere decisioni razionali, intelligenti, strategiche.



Prendere decisioni in gruppo: il contributo dell’Architettura delle Scelte.



Le scienze cognitive e le scienze comportamentali, che negli ultimi decenni hanno messo in luce molti aspetti delle nostre tendenze all’errore, hanno sviluppato anche delle strategie d’intervento per potenziare le nostre abilità decisionali. Si parla di Architettura delle Scelte, ovvero di interventi progettati per prevenire il rischio d’errore e sostenere scelte più efficaci.

Un esempio può aiutarci a comprendere meglio ciò di cui parliamo. Nelle decisioni prese in gruppo, ad esempio nel corso di una riunione, accade spesso che i team di lavoro incorrano nel bias dell’eccessivo ottimismo. La discussione e le riflessioni si concentrano sulle risorse a disposizione: sulla base di queste, viene formulato un progetto e ne vengono stimate probabilità di successo e tempi di realizzazione. Ciò che il gruppo tende a trascurare sono invece i rischi, le carenze, tutto ciò che mette a rischio l’effettivo completamento del progetto, nei modi e nei tempi previsti. Il bias dell’eccessivo ottimismo ci porta a dedicare minore attenzione a questi aspetti “negativi”, perché comportano pensieri ed emozioni meno gradevoli.

Una tecnica di architettura delle scelte (chiamata tecnica “pre-mortem”, perché previene una fine ingloriosa del progetto) prevede allora che il team dedichi la fase conclusiva di ogni riunione a mettere a fuoco ciò che potrebbe causare un fallimento del progetto, seguendo un questionario predeterminato. È dunque il team leader, il manager, a organizzare il contesto di lavoro in modo da prevedere questo spazio di contrasto al bias.

Questo esempio ci porta anche a rispondere alla seconda domanda: perché un approccio “gentile”?



L’approccio gentile per aiutare i team a prendere decisioni evitando errori.



Il manager che adotta questo tipo di interventi con il proprio team di lavoro è un professionista che sviluppa conoscenze specifiche riguardo al modo in cui le persone ragionano e decidono. Una delle conoscenze fondamentali riguarda proprio la differenza fra imposizioni e spinte gentili. Le punizioni, le minacce (anche velate) e l’imposizione di regole, portano le persone a ridurre l’iniziativa, osare meno ed essere meno innovative.

Al contrario, l’approccio delicato dell’architettura delle scelte salvaguarda la libertà di ognuno di esprimersi, intervenire, acquisire maggior consapevolezza dei propri errori ed adottare, con convinzione, strategie correttive. 

Ciò che l’Economia Comportamentale ha dimostrato ormai con chiarezza è che se si mira all’aumento della performance decisionale, e dunque professionale, la strada da percorrere è questa.