Era il 1991 quando nelle librerie di tutto il mondo veniva messo in vendita il romanzo "Generation X: Tales for an Accelerated Culture" di Douglas Coupland (edito anche in Italia da Mondadori). Il libro racconta la storia di Andy, Dag e Claire, tre giovani delusi dalla vita, che decidono di abbandonare casa e lavoro per avventurarsi nel deserto, alla ricerca di nuove esperienze e di una svolta nelle loro esistenze. Il volume fu un successo clamoroso. Un fenomeno non solo letterario, ma anche culturale, che ha contribuito a definire una generazione difficilmente inquadrabile: quella dei nati tra il 1965 e il 1980. La “X” della locuzione di Coupland sta infatti ad identificare proprio la mancanza di un'identità sociale ben definita.
Cresciuti in un periodo storico di transizione, segnato dalla caduta del muro di Berlino e dalla fine della Guerra Fredda, i membri di questa generazione hanno in realtà le idee molto chiare quando si tratta di lavoro. L’Employer Brand Research 2020, ne ha tracciato il profilo, definendo cosa cerchino in ambito professionale e quali siano i fattori sui quali puntare per attirare in azienda il loro mix di creatività ed esperienza.
l'edizione 2020 dell’Employer Brand Research.
Lo studio è stato condotto da Randstad su un campione di oltre 185mila rispondenti, provenienti da 33 paesi in tutto il mondo. L’obiettivo dell’indagine è quello di offrire una fotografia dello stato dell’employer brand sulla base delle percezioni del pubblico generale, fornendo ai datori di lavoro uno strumento valido per capire cosa cerchino i migliori talenti presenti sul mercato. Così da strutturare una solida Employee Value Proposition, migliorare la propria employee retention e - più in generale - dare forma al proprio employer branding.
generation X cosa cercano da un'impresa.
Nonostante venga dipinta come una difficile da inquadrare, la Generazione X ha in realtà le idee molto chiare quando si parla di lavoro. Una concretezza che è frutto del mix offerto dall’esperienza acquisita, ma anche da uno sguardo consapevole e sempre proiettato al futuro.
Non a caso, tra i fattori più importanti che un datore di lavoro dovrebbe offrire ad un membro della gen X, un posto di rilievo è occupato dal corretto bilanciamento tra lavoro e vita privata. Per oltre il 50% degli intervistati, il rispetto del work-life balance è fondamentale.
Anche l’aspetto economico e le prospettive future giocano comunque un ruolo cruciale. Un lavoratore su due, infatti, ritiene centrale l’aspetto retributivo e la presenza di benefit attrattivi nella scelta del datore di lavoro. Di poco inferiore il dato sulla sicurezza del posto di lavoro, fondamentale per il 45% del panel.
Meno stringente è invece il legame con lo spazio fisico dell’azienda. I membri della Generazione X, sembrano infatti disposti a muoversi e spostarsi pur di trovare la soluzione migliore per la propria carriera. L’ubicazione dell’azienda è infatti ritenuta importante soltanto dal 24% del campione.
Un po’ per età, un po’ per cultura, tra i membri della generazione X emerge un fondamentale bisogno di solidità. Impressione confermata anche dalla tipologia di benefit più apprezzati:
- l’assistenza sanitaria, indicata dal 77% del campione,
- pasti sovvenzionati e mensa organizzata (71% ).
quali sono i motivi che spingono un Gen X a lasciare l'azienda.
Non solo fattori attrattivi. Nelle proprie analisi occorre indagare anche quali siano i motivi che spingono un dipendente a lasciare l’azienda. Tra i membri della Generazione X, i fattori più ricorrenti sono:
- una retribuzione più elevata,
- benefit maggiormente attrattivi (54%),
ma anche fattori emotivi ed etici.
- Il 42% degli intervistati lascerebbe comunque la società dove lavora se i valori dell’organizzazione differissero in maniera sostanziale dai propri.
- il 53%, invece, ritiene fondamentali le motivazioni sul lavoro. A tal punto che la perdita di quella spinta farebbe da propellente alla ricerca di un nuovo impiego.
- Una pessima relazione con il proprio capo, invece, è ritenuto un buon motivo per lasciare dal 34% del panel