Il job hopping è un fenomeno di tendenza nato negli Stati Uniti e ormai sbarcato anche in Europa negli ultimi anni. Di che cosa si tratta? E quali fasce di lavoratori sono maggiormente interessate? Cerchiamo di fare chiarezza, prima di tutto, sul significato di questo termine. Letteralmente, in inglese, il job hopping indica il saltare da un lavoro all’altro.
Ovviamente questo tipo di pratica, che implica abbandonare velocemente un posto di lavoro per prenderne un altro, è favorita in quei Paesi – come gli Stati Uniti – che presentano un basso tasso di disoccupazione. In altre parole, dove ci sono più offerte di lavoro che domande, con conseguente grande richiesta di manodopera, per un lavoratore è più semplice cambiare occupazione migliorando anche le proprie condizioni salariali.
chi sono i job hopper in italia.
Anche in Italia, tuttavia, questo fenomeno sta prendendo piede, in particolare tra i Millennials. Una ricerca dimostra che tra i lavoratori nati tra il 1983 e il 1994 il 43% sarebbe favorevole all’idea di cambiare lavoro a due anni dall’assunzione. Questo dato non deve stupire se si guarda soprattutto alle motivazioni ad esso sottese. Per i giovani impiegati italiani, infatti, non si tratterebbe tanto di una questione economica, ma in molti casi di una sorta di disaffezione nei confronti dell’azienda per cui si lavora. In altre parole, questa particolare fascia generazionale di lavoratori è disposta a cambiare velocemente azienda perché poco coinvolta o stimolata dalla propria occupazione.
pro e contro del job hopping.
Vi sono vantaggi e svantaggi da considerare per quanto riguarda la pratica del job hopping. Non c’è dubbio, infatti, che cambiare spesso posto di lavoro porti, ad aumentare il proprio raggio di competenze, a rafforzare le skill necessarie e, in particolar modo, ad ampliare la sfera dei contatti. In alcuni casi, poi, è effettivamente possibile anche arrivare a migliorare le condizioni salariali, “saltando” letteralmente su un posto che offre, ad esempio, più benefit o un migliore trattamento stipendiale, là dove sia valorizzata la flessibilità e l’ampio spettro di competenze proprio di un job hopper.
Tuttavia, questo tipo di pratica non è esente da svantaggi. Il principale va sotto la voce dell’affidabilità: non tutti i selezionatori, infatti, rimarranno impressionati da un curriculum vitae che mostra la tendenza a saltare da un posto all’altro in breve tempo. Anzi, in alcuni casi ci si chiederà a cosa serva investire su un lavoratore che non intende restare a lungo.
Ad ogni modo, cambiare spesso lavoro rappresenta un fenomeno in atto e studiarlo è necessario per capire come si sta muovendo il mercato.