Lasciare un lavoro è una decisione importante che può essere motivata da diversi fattori: mancanza di stimoli, scarse prospettive di crescita, opportunità più gratificanti oppure esigenze personali.
Indipendentemente dalle ragioni che spingono a cambiare rotta, il modo in cui si comunica questa scelta è essenziale. Gestire correttamente le dimissioni volontarie dimostra professionalità, tutela la propria reputazione e contribuisce a mantenere rapporti positivi con l'ex datore di lavoro, il che può essere utile per future referenze o collaborazioni.
In questo articolo cercheremo di capire come dare le dimissioni nel rispetto delle normative vigenti e del proprio datore di lavoro, agevolando la fase di transizione, minimizzando l’impatto sull’azienda e i colleghi e facendo un passo avanti nella carriera, senza lasciare dietro di sé situazioni spiacevoli o tensioni inutili.
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Cambiare lavoro e rassegnare le dimissioni nel modo corretto non significa solo rispettare le disposizioni di legge in materia, ma anche l’organizzazione per la quale si è lavorato. La chiave è trovare un equilibrio tra le esigenze personali e le responsabilità professionali.
Innanzitutto, il datore di lavoro deve essere la prima persona a sapere delle dimissioni. Comunicare la propria decisione direttamente a lui è fondamentale. È consigliabile pianificare l’incontro faccia a faccia con anticipo, scegliendo un momento opportuno che non coincida con periodi di alta intensità lavorativa o scadenze importanti.
Evita di condividere la notizia con colleghi, clienti o fornitori prima che l'azienda ne sia informata ufficialmente. Agire diversamente potrebbe causare situazioni imbarazzanti o tensioni con il management, soprattutto se l'azienda considera di fare una controfferta vantaggiosa.
Anche se hai deciso di andartene, è essenziale continuare a lavorare con impegno fino all'ultimo giorno. Essere professionali significa anche questo: portare a termine tutti i progetti in corso.
Pensa a chi dovrà gestire l'attività dopo di te e cerca di completare il tuo lavoro in modo da agevolare la transizione. Assicurati di fornire istruzioni chiare che possano aiutare il tuo successore a orientarsi rapidamente nel nuovo ruolo. Metterti nei suoi panni ti aiuterà anche a lasciare una buona impressione.
Dare le dimissioni è un atto che potrebbe inevitabilmente rompere degli equilibri. Per cui è essenziale mostrarsi disponibili a collaborare con l’azienda nel facilitare il passaggio di consegne.
Cerca di essere flessibile rispetto alle richieste del datore di lavoro, offri supporto nella ricerca e nell’inserimento della nuova risorsa che prenderà il tuo posto. Aiutare l’azienda in questo processo è molto apprezzato, specialmente in piccole organizzazioni o team dove il tuo ruolo è cruciale. Questo non solo favorisce un rapporto positivo con il tuo ex datore di lavoro, ma dimostra anche la tua dedizione e maturità.
Quando informi il tuo datore di lavoro, preparati a rispondere alle sue domande sulle ragioni che ti hanno spinto a dare le dimissioni. Pur non essendo obbligato a rivelare i dettagli che hanno motivato la tua decisione, è buona prassi essere trasparenti e professionali nelle spiegazioni. Evita di esprimere critiche negative o personali; concentra piuttosto la conversazione sui tuoi obiettivi di crescita professionale e su come questa decisione si inserisce nel tuo percorso di carriera. Sarà costruttivo per entrambe le parti.
quanto è il tempo di preavviso per le dimissioni?
Le dimissioni non possono essere immediate, ma devono essere precedute dal cosiddetto “periodo di preavviso”, introdotto dal legislatore per tutelare il datore di lavoro e dargli la possibilità di trovare un sostituto in tempi ragionevoli.
Il periodo di preavviso, che varia in base all’anzianità di servizio e al ruolo ricoperto dal lavoratore, si applica ai soli contratti a tempo indeterminato perché, avendo una natura “stabile”, le dimissioni non programmate rappresentano un imprevisto, che l’organizzazione è chiamata a gestire per riorganizzare l’attività lavorativa.
Se un lavoratore rassegna le dimissioni senza rispettare il periodo di preavviso, l'azienda ha il diritto di richiedere un risarcimento economico per i danni subiti, noto come “indennità di mancato preavviso”. Questa cifra viene trattenuta dall'ultima busta paga del dipendente e corrisponde al salario che avrebbe percepito lavorando fino al termine del preavviso.
Per calcolare l'importo dell'indennità è necessario considerare tutti i componenti retributivi del salario che hanno una natura continuativa, inclusi quelli per eventuale vitto e alloggio o ratei di tredicesima e quattordicesima.
In caso di dimissioni senza preavviso, quindi, si va incontro a una trattenuta dello stipendio, eccezion fatta per alcune specifiche categorie di lavoratori. Possono, infatti, rassegnare le dimissioni immediate senza penalizzazioni:
- lavoratori che si licenziano per giusta causa, ovvero per un’inadempienza grave da parte del datore di lavoro che impedisce la normale prosecuzione del rapporto di lavoro;
- dipendenti che si dimettono nel periodo di prova (leggi anche: dimissioni durante il periodo di prova: come fare).
- lavoratori che rassegnano le dimissioni in presenza di accordi collettivi di esodo;
- vittime di mobbing;
- lavoratrici in gravidanza o con figli minori di 3 anni.
La maggior parte dei contratti collettivi nazionali del lavoro (CCNL) stabilisce che il periodo di preavviso decorra a partire dal primo o dal sedicesimo giorno di ogni mese. Qualora la comunicazione di dimissioni avvenga in un momento diverso, quindi, il termine del rapporto si calcola a partire dal periodo di decorrenza più vicino.
Come già detto, la durata del preavviso dipende dall’anzianità di servizio e dal ruolo ricoperto in azienda. Ad esempio, con un contratto a tempo pieno e un’anzianità inferiore ai cinque anni, in genere, i giorni di preavviso sono pari a otto giorni di calendario. Con un’anzianità superiore ai cinque anni, invece, i giorni salgono solitamente a 15.
I contratti part-time hanno tempi di preavviso più brevi: quattro giorni per chi ha meno di due anni di servizio, che raddoppiano quando gli anni di anzianità superano questa soglia.
È importante sottolineare che i singoli CCNL possono stabilire termini di preavviso differenti e che, in alcuni casi, il datore di lavoro e il dipendente possono trovare un accordo per fissare un numero di giorni di preavviso inferiore o superiore rispetto a quello previsto dalla contrattazione collettiva.
Se per qualsiasi motivo non fosse possibile rispettare i tempi richiesti dalla legge, è opportuno non arrivare ad una situazione di scontro. La soluzione migliore è sempre quella di trovare un accordo. Magari richiedendo al proprio capo l'esonero dal preavviso senza dover corrispondere alcuna indennità.
Un’altra possibilità, infine, è quella di chiedere alla futura azienda di saldare al precedente datore di lavoro la cifra dovuta per il mancato preavviso.
In caso di occupazione a tempo determinato, non è previsto un periodo di preavviso poiché i contratti a termine hanno una data di scadenza prestabilita. Dimissioni anticipate sono ammesse solo per giusta causa o durante il periodo di prova, ma qualora il lavoratore si dimettesse comunque senza motivo, potrebbe incorrere nell’obbligo di risarcire l'azienda.
Questo non preclude, tuttavia, la possibilità che il datore di lavoro e il dipendente possano accordarsi per concludere anticipatamente il contratto a termine. In tali casi, non è richiesto alcun risarcimento.
cosa dire per dare le dimissioni?
Comunicare le proprie dimissioni è un passaggio delicato che richiede tatto e determinazione. Idealmente, la decisione dovrebbe essere annunciata direttamente al proprio datore di lavoro durante un incontro faccia a faccia, soprattutto se si è costruito un rapporto di fiducia. Questo approccio personale aiuta a mantenere rapporti cordiali e professionali, minimizzando possibili malintesi o tensioni.
Prima di incontrare il tuo capo, preparati adeguatamente per limitare l’imbarazzo e, al contempo, mostrarti deciso e convinto della tua scelta. Mantieni sempre un atteggiamento rispettoso e professionale (leggi anche: cosa non dire mai al capo). Anche se potresti essere tentato di utilizzare altri canali, come email o messaggi, una conversazione diretta dimostra serietà e rispetto per il ruolo e l'organizzazione.
Dal 12 marzo 2016, a seguito delle modifiche legislative introdotte dal Jobs Act, le dimissioni volontarie e le risoluzioni consensuali dei contratti di lavoro devono essere effettuate esclusivamente in modalità telematica, non più attraverso la lettera di dimissioni.
Accedendo al portale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dopo essersi autenticato tramite SPID, CIE o CNS, il lavoratore può compilare il modulo di riferimento con tutte le informazioni necessarie e inviare le dimissioni.
Chi necessita di assistenza durante la procedura può rivolgersi a enti di patronato, organizzazioni sindacali, consulenti del lavoro, commissioni di certificazione, enti bilaterali o sedi territoriali dell'Ispettorato nazionale del lavoro.
Sebbene la lettera di dimissioni non sia più obbligatoria per legge, alcuni datori di lavoro possono ancora richiederla come procedura interna.
In tal caso, è consigliabile redigere una lettera che esprima gratitudine per le opportunità ricevute, mantenendo un tono di voce educato, corretto, positivo e trasparente. È importante ringraziare il datore di lavoro e i colleghi per il tempo trascorso insieme e per le esperienze condivise, sottolineando gli aspetti positivi dell'esperienza lavorativa e evitando commenti negativi o recriminazioni.
Dare le dimissioni è un passo importante verso nuovi traguardi. Comunicare la tua decisione nel modo corretto e adottare un atteggiamento responsabile nei confronti dell’organizzazione, dell’ex datore di lavoro e dei colleghi è fondamentale. Così facendo, potrai rafforzare la tua reputazione e iniziare il prossimo capitolo della tua carriera con maggiore determinazione e fiducia.