Il lavoro occupa una parte importante della nostra vita e influisce profondamente sul nostro benessere psico-fisico. Trascorrere le proprie giornate in un ambiente poco stimolante o carico di tensioni porta inevitabilmente a interrogarsi sulla necessità di un cambiamento.

Le ragioni che spingono a cambiare lavoro possono essere molteplici: dalla ricerca di opportunità professionali più appaganti alla necessità di una retribuzione più competitiva. In ogni caso, prendere questa decisione non è semplice e richiede un’attenta riflessione sulle proprie motivazioni.

In questo articolo proveremo a spiegare quali sono i segnali che indicano che è arrivato il momento di cambiare lavoro, i benefici che questa scelta può portare e i passi da seguire per affrontare la transizione nel modo migliore. Inoltre, vedremo come comunicare la propria decisione al datore di lavoro e come impostare una strategia efficace per cercare una nuova occupazione.

1. come decidere se cambiare lavoro: valuta le motivazioni.

Decidere di cambiare lavoro non è mai semplice. A volte, la scelta deriva da un’inquietudine che si insinua gradualmente. Altre volte, invece, è un evento preciso a far scattare il campanello d’allarme. 

In ogni caso, è essenziale capire se si tratta di un momento di difficoltà passeggero o di un malessere radicato, che può compromettere la motivazione e ridurre la produttività nel lungo periodo.

Ogni professionista, almeno una volta nella propria carriera, si interroga sulla possibilità di aprirsi a nuove opportunità. E le ragioni non sono sempre strettamente economiche. Si può lavorare in un’azienda che corrisponde la giusta retribuzione, ma sentirsi comunque insoddisfatti. 

La mancanza di stimoli, un ambiente poco collaborativo o l’assenza di prospettive di crescita possono influire negativamente sull’entusiasmo e sulla soddisfazione, spesso pesando più della retribuzione e incidendo profondamente sul proprio benessere lavorativo.

Il primo passo da compiere quando ci si rende conto di non essere più appagati dalla propria occupazione è riflettere a fondo sulle proprie sensazioni, cercando di capire le reali cause del malessere e le motivazioni che spingono a cambiare lavoro.

La monotonia delle attività quotidiane? Il rapporto teso con i colleghi e i manager? La sensazione di non sentirsi valorizzati? La mancanza di opportunità di crescita professionale? La difficoltà nel conciliare lavoro e vita privata? La propria mansione non è delle migliori?

Analizzare con lucidità la propria situazione aiuta a evitare decisioni affrettate e a fare la scelta giusta. Spesso il cambiamento è necessario, ma non sempre la soluzione migliore è quella di lasciare il proprio impiego.

cambiare azienda non è l’unica soluzione.

Di fronte alla frustrazione lavorativa, la reazione di molti è quella di aggiornare il curriculum e iniziare a cercare nuove opportunità altrove. L’idea di cambiare azienda può sembrare la soluzione più logica, soprattutto se ci si sente bloccati in un ruolo che non offre più stimoli o prospettive di crescita.

Non sempre, però, cambiare lavoro e lasciare la vecchia azienda è la scelta migliore, soprattutto se il problema non è legato al contesto lavorativo in sé, ma piuttosto alla mansione svolta o alla mancanza di nuovi stimoli. In molti casi, esplorare opportunità di crescita all’interno della stessa organizzazione può essere una valida alternativa.

Ad esempio, si può valutare un cambio di ruolo o di reparto, intraprendere un percorso di specializzazione o proporsi per nuovi progetti che offrano maggiore responsabilità. Un confronto con il proprio manager o con il dipartimento HR può aiutare a individuare la soluzione migliore.

L’obiettivo è trovare nuovi stimoli e opportunità di crescita senza dover necessariamente rinunciare alla stabilità lavorativa, alle competenze acquisite nel tempo e ai vantaggi offerti dall’azienda.

In alcuni casi, anche una maggiore flessibilità lavorativa potrebbe fare la differenza: per chi desidera un migliore equilibrio tra vita professionale e personale, un orario più gestibile o la possibilità di lavorare da remoto potrebbero aiutare a ritrovare la motivazione.

Se, nonostante i tentativi di migliorare la propria situazione lavorativa, l’azienda non si dimostra ricettiva e aperta al cambiamento, allora potrebbe essere il segnale che è arrivato il momento di guardarsi intorno.

Restare in un ambiente che non valorizza le proprie competenze e aspirazioni può portare a un progressivo calo di motivazione e compromettere il proprio benessere, rendendo il cambiamento una scelta non solo inevitabile, ma anche necessaria per la propria realizzazione professionale.

2. perché cambiare lavoro fa bene?

Decidere di cambiare lavoro significa spesso uscire dalla propria zona di comfort: una scelta che può apparire difficile, ma che in molti casi si rivela necessaria, soprattutto quando il prezzo da pagare è un lavoro che non offre più stimoli né prospettive di crescita.

Avere il coraggio di rimettersi in gioco, confrontarsi con un ambiente diverso e interagire con persone nuove può portare benefici sia dal punto di vista professionale che personale. Il cambiamento, infatti, rappresenta un'opportunità per evolversi, acquisire nuove competenze e migliorare la propria qualità di vita.

A livello professionale, cambiare lavoro può essere una scelta strategica quando si raggiunge un punto di stallo nella propria carriera. Se non ci sono più possibilità di crescita, né in termini di avanzamento né dal punto di vista economico, un nuovo impiego è la soluzione ideale per dare una svolta al proprio percorso professionale.

In un ambiente di lavoro nuovo, si ha la possibilità di mettersi alla prova, ampliare il proprio bagaglio di competenze, crescere professionalmente e rendersi più competitivi sul mercato del lavoro. Inoltre, il cambiamento può riaccendere la motivazione, portando entusiasmo e nuove energie per affrontare sfide e progetti ambiziosi con una mentalità più aperta e proattiva.

Oltre a segnare una svolta nella propria carriera, cambiare lavoro può avere un impatto positivo anche sul benessere personale e sulla salute mentale. Ambienti di lavoro tossici possono compromettere la qualità della vita, portando a fenomeni come la sindrome da burnout, un disturbo dovuto ad uno stress da lavoro prolungato, causato per esempio da demansionamento, mobbing o pessimo rapporto con i colleghi.

In questi casi, un nuovo impiego può rappresentare una via d’uscita. Lavorare in un ambiente positivo, con colleghi collaborativi e una gestione più attenta al benessere dei dipendenti, può migliorare l’equilibrio tra vita privata e professionale e aumentare la soddisfazione generale.

3. quando è arrivato il momento di cambiare lavoro.

Ci sono molti segnali che indicano quando è arrivato il momento di cambiare lavoro. Alcuni sono immediatamente riconoscibili nella routine di tutti giorni, altri si manifestano gradualmente, attraverso una crescente insoddisfazione e una perdita di interesse per ciò che si fa.

A volte, si tende a ignorare questi segnali per paura del cambiamento o per il timore di lasciare un impiego stabile. Tuttavia, non sottovalutarli è fondamentale, perché a lungo andare possono trasformarsi in ostacoli insormontabili non solo per la carriera, ma anche per la felicità e il benessere personale.

Una costante sensazione di frustrazione o stress è il primo importante campanello d’allarme. Se ogni giornata lavorativa viene vissuta con ansia, senza mai provare soddisfazione o un senso di realizzazione, significa che qualcosa non funziona. Quando il lavoro diventa fonte di malessere, è opportuno cominciare a guardarsi intorno.

Un altro segnale chiaro da non sottovalutare è la perdita di interesse verso le proprie mansioni. Se ciò che prima appassionava ora sembra solo una routine priva di stimoli, è possibile che il ruolo ricoperto non rispecchi più le proprie ambizioni o capacità. Questo può portare a un calo della produttività e della qualità del lavoro, incidendo negativamente sia sulla performance che sulla percezione del proprio valore professionale.

Cambiare lavoro, poi, potrebbe essere la scelta più adatta quando si chiede senza successo una promozione, un aumento di stipendio o l’assegnazione di progetti più stimolanti. Se l’azienda non riconosce il valore di un dipendente e non offre opportunità concrete di avanzamento, il rischio è di rimanere bloccati in una posizione senza prospettive di crescita.

Tra i segnali che indicano che è il momento di cambiare lavoro si menzionano anche: 

  • il datore di lavoro non incoraggia lo sviluppo di nuove competenze;
  • si arriva al lavoro sempre in ritardo e si cerca di andarsene il prima possibile;
  • le attività iniziate vengono portate a termine con difficoltà o lasciate incomplete;
  • non ci si identifica più nella cultura aziendale e nei valori dell’organizzazione;
  • il datore di lavoro mostra scarso interesse per un momento difficile della propria vita privata che impatta negativamente sulle performance;
  • lo stipendio è più basso rispetto a quello offerto per ruoli simili in altre aziende;
  • mancanza o insufficienza di benefit aziendali che potrebbero migliorare la qualità della vita lavorativa.

Secondo l’ultima Randstad Employer Brand Research, uno dei fattori più importanti nella scelta di un datore di lavoro è l'atmosfera di lavoro piacevole (60%), seguita da retribuzione e benefit interessanti (57%) e preceduta dal work-life balance (62%).

Un altro dato rilevante emerso dalla ricerca riguarda le motivazioni per cambiare lavoro. Dopo la retribuzione troppo bassa rispetto al costo della vita (41%) e la ricerca di un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata (36%), al terzo posto si colloca la mancanza di opportunità di crescita professionale (29%).

In linea con questi dati, una larga parte degli intervistati considera essenziale che il datore di lavoro investa nella riqualificazione e nello sviluppo delle competenze, a conferma dell’importanza di percorsi di crescita concreti per trattenere i talenti.

cambiare lavoro a 40 anni.

Cambiare lavoro è una decisione complessa, alla quale concorrono molteplici fattori, tra cui ambizioni personali, opportunità professionali e condizioni del mercato del lavoro. Un elemento che inevitabilmente incide su questa scelta è l’età anagrafica, poiché le prospettive, le esigenze e le sfide da affrontare variano significativamente a seconda della fase della carriera in cui ci si trova.

Intraprendere un nuovo percorso professionale a 30 anni è diverso dal farlo a 40, 50 o 60 anni. Tuttavia, esistono alcuni elementi chiave che possono facilitare la transizione e rendere il cambiamento un'opportunità di crescita e realizzazione a qualsiasi età.

Per cambiare lavoro a 40 anni è fondamentale continuare a formarsi costantemente, non smettere di studiare e mantenersi aggiornati su tutte quelle che sono le novità del proprio settore professionale.

Può essere utile anche affidarsi a un career coach, aggiornare e ottimizzare il proprio curriculum vitae e mantenere sempre una solida rete di contatti. Fondamentale, infine, è adottare un atteggiamento sempre positivo e proattivo.

Leggi anche: come cambiare lavoro a 40 anni.

cambiare lavoro a 50 anni.

Trovare lavoro a 50 anni è in larga parte una questione di organizzazione e voglia di mettersi in gioco, ma anche di grande pragmatismo. 

La prima cosa da fare è sondare il mercato. È necessario, infatti, capire quali siano le competenze più ricercate e i settori nei quali la domanda è più alta. Questo permette di comprendere quali opportunità sono realisticamente accessibili e in quali ambiti si può investire.

Un aspetto fondamentale da considerare è il valore dell’esperienza maturata. Le competenze acquisite negli anni non devono essere messe da parte. Possono, al contrario, avere una funzione propedeutica al prosieguo della propria carriera professionale.

Inoltre, a 50 anni si ha l’indubbio vantaggio di conoscere meglio se stessi, i propri difetti, ma anche i pregi: il modo migliore per individuare eventuali lacune e affrontare il cambiamento con maggiore sicurezza e determinazione.

Hai deciso di cambiare lavoro ma non sai da che parte iniziare? Scopri che lavoro fare a 50 anni e tutti i consigli per iniziare una nuova carriera.

cambiare lavoro a 60 anni.

Cambiare lavoro a 60 anni può generare dubbi e timori. È assolutamente fisiologico, ma non bisogna lasciarsi sopraffare da sentimenti negativi.

Provare incertezza di fronte alla prospettiva di ricominciare è normale, ma la chiave sta nella capacità di reinventarsi. A questa età, infatti, si possiede un bagaglio di esperienza unico che può essere valorizzato in diversi modi.

Anche in questo caso, può essere molto utile rivolgersi ad un career coach, con cui rinnovare il proprio profilo professionale allo scopo di renderlo più appetibile sul mercato del lavoro.

come ricollocarsi nel mondo del lavoro dai 40 anni in poi.

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4. come cambiare posto di lavoro: consigli e suggerimenti.

Cambiare occupazione è un processo che richiede pianificazione, strategia e consapevolezza. Non basta rispondere agli annunci di lavoro e inviare la propria candidatura: è fondamentale prepararsi con cura, utilizzare gli strumenti giusti e valorizzare al meglio il proprio profilo professionale.

curare curriculum vitae e LinkedIn.

Uno dei primi passi quando si decide di cambiare lavoro è aggiornare il curriculum vitae.

Un selezionatore impiega meno di un minuto per valutare un CV ed è quindi essenziale che il documento sia chiaro, sintetico e ben strutturato. Deve catturare immediatamente l’attenzione e mettere in risalto le competenze e le esperienze più rilevanti per la posizione desiderata.

Un aspetto da non trascurare è la scelta della foto, che deve essere professionale e trasmettere affidabilità e serietà. Il consiglio è evitare foto poco curate, con sfondi inappropriati o pose troppo informali.

Inoltre, è necessario non essere prolissi e strutturare il curriculum in base a quelle che sono le richieste e i requisiti presenti all’interno della job description. Non bisognerebbe mai superare le due pagine (scopri come scrivere un curriculum vitae).

Oltre al curriculum e alla lettera di presentazione, oggi LinkedIn è uno strumento imprescindibile per chi cerca nuove opportunità professionali. 

In Italia, il 73% dei recruiter dichiara di controllare il profilo LinkedIn dei potenziali candidati in fase di ricerca e selezione. Per il 65% dei selezionatori l’impressione che si trasmette online è importante tanto quanto quella che si dà di persona. 

LinkedIn consente di presentare il proprio background professionale in modo dinamico, mettendo in evidenza non solo esperienze e competenze, ma anche la propria rete di contatti e le referenze.

Essere attivi sulla piattaforma, interagire con altri professionisti del settore e aggiornare costantemente il proprio profilo aumenta notevolmente le possibilità di essere notati dai datori di lavoro.

prepararsi al colloquio.

Dopo aver superato le prime fasi della selezione, arriva il momento del colloquio di lavoro. Presentarsi preparati all’incontro con il recruiter può fare la differenza e aiutare ad ottenere la posizione desiderata.

Innanzitutto, è molto importante raccogliere quante più informazioni possibili sull’azienda, sul ruolo offerto e sul mercato di riferimento. Informarsi su questi aspetti permette di comprendere meglio l’ambiente di lavoro e di dimostrare interesse e preparazione durante il colloquio.

Dopodiché, bisogna lavorare su quelli che sono i punti di contatto tra il proprio profilo professionale e la job description e prepararsi a rispondere alle domande più frequenti che i recruiter pongono ad un colloquio di lavoro.

Tra i quesiti più comuni ci potrebbero essere domande a trabocchetto, che più che la risposta in sé intendono valutare soprattutto il modo in cui un candidato reagisce e la sua capacità di contestualizzare in maniera coerente e concisa le sue competenze e attitudini. 

Alcuni esempi sono:

La trasparenza è un altro aspetto fondamentale quando si affronta un colloquio di lavoro, in quanto ci sono informazioni che sono facilmente verificabili da un reclutatore e che se non veritiere potrebbero dare un’immagine non lusinghiera del candidato e compromettere il suo percorso di selezione (leggi anche: le bugie da non dire in fase di colloquio).

Nonostante il colloquio sia un momento di autopromozione, quindi, è importante mostrarsi umili e soprattutto sinceri rispetto a quello che si può offrire all’azienda.

5. come dire al capo che vuoi cambiare lavoro?

Quando si sceglie di cambiare lavoro, è fondamentale gestire l’uscita dall’azienda con rispetto nei confronti del datore di lavoro. Congedarsi con professionalità non solo lascia un buon ricordo di sé, ma contribuisce anche a mantenere rapporti positivi che potrebbero rivelarsi utili in futuro.

Per fare questo, è importante evitare di mettere in difficoltà l’azienda. Garantire una transizione fluida è un segno di responsabilità e correttezza nei confronti del datore di lavoro e dei colleghi.

Fondamentale, poi, che il datore di lavoro sia la prima persona ad essere informata della propria volontà di dimettersi. Condividere la propria scelta con altre persone prima di averne parlato ufficialmente con l’azienda potrebbe generare situazioni spiacevoli.

Comunicare le dimissioni di persona è il modo migliore per dimostrare serietà e rispetto. È importante non farsi trascinare dall’imbarazzo o dal timore, ma esprimere chiaramente i motivi per cui si è maturata questa decisione, mettendo in luce anche il proprio impegno e la propria responsabilità nei confronti dell’azienda.

Un incontro diretto con il datore di lavoro consente anche di organizzare il passaggio di consegne in modo efficace, agevolando il lavoro della persona che prenderà il proprio posto. Questo processo non dovrebbe essere gestito in maniera impersonale tramite e-mail o messaggi scritti perché potrebbero nascere fraintendimenti o incomprensioni.

Infine, è importante ricordare che le dimissioni non possono essere immediate: ogni CCNL stabilisce un periodo di preavviso obbligatorio, la cui durata dipende da fattori come l’anzianità di servizio e l’inquadramento del lavoratore (dimissioni senza preavviso: come fare).

Non rispettare il preavviso può comportare la decurtazione della retribuzione per i giorni non lavorati. È sempre consigliabile consultare il proprio contratto collettivo prima di formalizzare la propria uscita dall’azienda.

Scopri come dare le dimissioni nel modo corretto per cambiare lavoro senza intoppi e affrontare con sicurezza e determinazione la tua prossima avventura professionale.

FAQ - domande frequenti su come cambiare lavoro.

Di seguito una lista delle domande più frequenti su come cambiare lavoro, che raccolgono altre informazioni utili a prepararsi al meglio e raggiungere l’obiettivo: trovare il lavoro dei propri sogni.