Sapere qual è lo stipendio medio in Italia è importante non solo per chi è alla ricerca di un nuovo impiego, ma anche per chi vuole negoziare un aumento (leggi anche: come chiedere un aumento) o semplicemente confrontare la propria retribuzione con quella di altri lavoratori.
Il tema assume ancora più rilevanza considerando il contesto economico attuale, caratterizzato da un’inflazione crescente, un costo della vita in aumento e un mercato del lavoro che presenta forti differenze retributive tra settori, aree geografiche e livelli di esperienza.
In Italia, infatti, lo stipendio varia notevolmente a seconda del comparto lavorativo, dell’inquadramento professionale e della regione in cui ha sede il luogo di lavoro: ci sono professioni con retribuzioni ben al di sopra della media e altre con un salario decisamente più basso.
Anche il confronto con altri Paesi europei mette in evidenza alcune criticità, facendo emergere differenze significative che influiscono sul potere d’acquisto e sul tenore di vita dei lavoratori italiani.
Scopriamo quali sono le professioni più pagate, cosa emerge dai dati Istat sulle retribuzioni in Italia e come lo stipendio medio nel nostro Paese si confronta con quello degli altri Stati europei.
indice dei contenuti:
le professioni meglio retribuite.
Sapere quali sono i lavori più pagati in Italia può essere utile per chi sta valutando un cambio di carriera, sta muovendo i primi passi nel mercato del lavoro (leggi anche: come trovare lavoro) o, più semplicemente, desidera avere un quadro chiaro delle opportunità economiche offerte dai settori di proprio interesse.
Avere consapevolezza delle dinamiche retributive aiuta infatti a orientare meglio le proprie scelte professionali e a valutare con maggiore lucidità le prospettive di crescita in un determinato settore, sia nel breve che nel lungo termine.
Secondo i dati più recenti dell’Osservatorio JobPricing, riportati nel JP Salary Outlook 2024, il settore in cui si guadagna di più è quello dei servizi finanziari, con 45.906 euro di RAL media. Seguono l’industria di processo (32.529 euro), i servizi di pubblica utilità (33.459 euro) e il settore manifatturiero (31.475 euro). Quello agricolo è il settore meno retribuito, con una RAL media di 25.198 euro, seguito dalle costruzioni (27.896 euro), i servizi (29.564 euro) e il commercio (29.926 euro).
Approfondendo ulteriormente, la stessa ricerca evidenzia che il comparto banche e servizi finanziari si posiziona al primo posto nella classifica dei settori più remunerativi, con una RAL media di 46.354 euro. A seguire, troviamo i settori ingegneria (40.372 euro), farmaceutica e biotecnologie (39.640 euro) e telecomunicazioni (38.950 euro). All’estremo opposto ci sono i servizi alla persona (24.916 euro), l’agricoltura (25.114 euro) e il settore alberghiero e della ristorazione (25.855 euro).
Come emerge chiaramente da questi dati, le professioni più pagate si concentrano nei settori dove prevale un’alta specializzazione. Di contro, i lavori con salari inferiori si concentrano nei comparti in cui la richiesta di competenze specifiche è limitata o poco rilevante.
È opportuno precisare che le retribuzioni medie di settore forniscono un’indicazione generale, ma le cifre crescono sensibilmente all’aumentare delle responsabilità legate al ruolo. A livello nazionale, secondo la ricerca di JobPricing, i dirigenti percepiscono in media 104.778 euro lordi annui, mentre i quadri 56.416 euro di RAL media.
Come è chiaro, le professioni più remunerative sono quelle che richiedono quasi sempre una laurea e una formazione specialistica. Investire nello studio, quindi, rappresenta spesso la chiave di accesso a carriere meglio retribuite.
Oltre al titolo di studio e all’esperienza, anche la variabile geografica incide in modo significativo sui livelli retributivi. Gli stipendi più alti si concentrano principalmente nel Nord Italia e, in particolare, nelle grandi città come Milano, dove il costo della vita è generalmente più alto e l’offerta di opportunità professionali è più ampia.
Secondo i dati dell’Osservatorio JobPricing, le regioni con la RAL media più alta sono la Lombardia, con 33.055 euro, il Trentino-Alto Adige, con 32.178 euro, e il Lazio, con 31.945 euro. Al contrario, le retribuzioni più basse si registrano nelle regioni del Sud e nelle Isole, in particolare in Basilicata, Calabria e Sicilia, dove la retribuzione annua lorda scende sotto i 28.000 euro.
vorresti lavorare nel settore finanziario? scopri tutte le nostre offerte.
vai alle offertei dati Istat sulle retribuzioni in Italia.
Il report La struttura delle retribuzioni in Italia dell’Istat, riferito all’anno 2022, rappresenta l’analisi più recente e completa sulle dinamiche retributive nel nostro Paese.
Dal quadro tracciato dall’Istituto emergono ancora forti disuguaglianze retributive legate a fattori come il genere, il titolo di studio e la tipologia contrattuale.
Secondo il rapporto, la retribuzione annua lorda media per dipendente è pari a 37.302 euro. Tuttavia, le lavoratrici continuano a percepire mediamente uno stipendio inferiore rispetto ai colleghi uomini: 33.807 euro contro 39.982 euro.
Anche il livello di istruzione incide sensibilmente sulla retribuzione. In tutti i settori e per entrambi i generi, il salario aumenta all’aumentare del titolo di studio posseduto dal lavoratore.
L’età rappresenta un altro elemento determinante: la retribuzione cresce progressivamente con l’avanzare dell’età, sebbene l’incremento sia più marcato per gli uomini. In particolare, il salario degli over 50 risulta superiore del 65,5% rispetto a quello percepito dai giovani lavoratori di età compresa tra i 14 e i 29 anni.
Un divario importante emerge anche tra i dipendenti con contratto a termine e quelli con contratto a tempo indeterminato. I primi percepiscono in media il 31,8% in meno rispetto ai secondi, con una RAL annua di 26.392 euro, a fronte dei 38.692 euro di chi ha un contratto stabile.
Negli ultimi anni, il potere d’acquisto dei lavoratori italiani ha risentito del forte aumento dell’inflazione. Tra il 2021 e il 2023, la crescita salariale non è riuscita a tenere il passo con l’aumento dei prezzi.
Nel 2024, però, si è registrata una lieve inversione di tendenza. Come sottolineato in un recente comunicato stampa dell’Istat, la dinamica delle retribuzioni del settore privato ha registrato un incremento superiore a quello dell’inflazione, grazie a una maggiore attività contrattuale per il rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL).
Tra i settori che hanno beneficiato maggiormente di questa ripresa spiccano il comparto del legno, che ha registrato un aumento salariale del +10,8%, e il settore metalmeccanico, con un incremento del +6,3%.
Una distinzione importante da fare quando si parla di stipendio medio in Italia è tra settore pubblico e privato.
Secondo il XXIII Rapporto annuale dell’INPS, nel 2023 la retribuzione media annua nel settore privato è stata di 38.565 euro, mentre nel settore pubblico ha raggiunto i 40.730 euro. Focalizzandosi sui soli lavoratori a tempo indeterminato, la RAL media nel settore privato è stata di 39.483 euro, mentre nel pubblico è risultata pari a 41.071 euro.
Nonostante i piccoli segnali di ripresa, il quadro complessivo relativo alle prospettive salariali nel nostro Paese resta complesso. Il mercato del lavoro italiano continua a essere caratterizzato da disuguaglianze, un costo del lavoro elevato e un gender pay gap ancora marcato.
Negli ultimi anni, il Governo ha introdotto diverse misure per ridurre il cuneo fiscale, con l’obiettivo di aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori e alleggerire il peso delle trattenute in busta paga che incidono sul calcolo dello stipendio. Tuttavia, la tassazione dello stipendio in Italia resta elevata e la strada verso una reale crescita delle retribuzioni appare ancora lunga.
stai cercando lavoro o vorresti dare una svolta alla tua carriera? candidati alle nostre offerte di lavoro.
vai alle offertestipendio medio in Italia: un confronto con l'Europa.
Se i dati relativi allo stipendio medio in Italia offrono già un quadro chiaro della situazione, il confronto con le retribuzioni medie degli altri Paesi europei permette di capire meglio dove si colloca il nostro Paese nel panorama internazionale.
Dall’ultima rilevazione Eurostat, riferita all’anno 2023, è emerso che il salario medio italiano risulta inferiore di circa il 15% rispetto alla media degli Paesi europei oggetto di indagine, tra cui non solo quelli appartenenti all’Unione Europea, ma anche quelli extra UE come la Svizzera.
Per effettuare il confronto, l’Eurostat ha utilizzato il parametro del Purchasing Power Standard (Pps), una valuta artificiale che consente di comparare i livelli salariali al netto delle differenze nel costo della vita.
La classifica stilata dall’Eurostat si riferisce alla retribuzione di un lavoratore single senza figli. In cima troviamo la Svizzera, con oltre 47.000 Pps annui, seguita dai Paesi Bassi, con circa 39.000 Pps, e dalla Norvegia, con 36.300 Pps. Anche Lussemburgo, Austria e Germania si collocano su valori prossimi ai 35.000 Pps annui.
L’Italia, con una retribuzione media di 24.051 Pps, si colloca invece nella parte bassa della classifica, superata da Paesi demograficamente simili al nostro come Germania, Francia e Spagna, ma anche da Paesi come Belgio, Cipro e persino dalla Turchia.
Entrando nel dettaglio, il divario con le principali economie europee è evidente: lo stipendio medio italiano risulta inferiore del 45% rispetto a quello tedesco, del 18% rispetto a quello francese e del 2% rispetto a quello spagnolo.
Questi dati smentiscono il luogo comune secondo cui all’estero si guadagna di più solo perché il costo della vita è più elevato. Il sistema Pps dimostra come, considerando il potere d’acquisto reale, i lavoratori italiani risultino penalizzati rispetto a molti dei loro colleghi europei.
La posizione del nostro Paese in fondo alla classifica solleva interrogativi sulla competitività del mercato del lavoro, sull’adeguatezza delle retribuzioni rispetto al costo della vita e sulla capacità dello stipendio medio in italia di garantire ai lavoratori una qualità della vita soddisfacente e competitiva con il resto d’Europa.