Quella che stiamo vivendo è un’epoca di grandi cambiamenti, sia per portata che per velocità. Analisti e osservatori si sono soffermati sull’impatto che lo sviluppo delle nuove tecnologie sta avendo su quasi tutti i settori della nostra vita.
Da ormai dieci anni, questo framework di riferimento è stato definito con il concetto di quarta rivoluzione industriale (anche nota come 4IR o Industria 4.0). La crescente compenetrazione tra mondo fisico, digitale e biologico ha infatti spianato la strada a cambiamenti che hanno stravolto ogni aspetto della nostra vita. Non solo il mondo in cui viviamo come individui, ma anche i diversi settori di una realtà aziendale e i relativi processi produttivi.
Nonostante la portata dell’innovazione tecnologica non abbia precedenti nella storia, l’Industria 4.0 non sorge isolata, come un’oasi nel deserto, ma affonda le sue radici nelle prime tre rivoluzioni industriali. È infatti “soltanto” l’evoluzione più recente di un progresso avviato in realtà diversi secoli fa.
- Nel XVIII secolo in Inghilterra, l’introduzione della macchina a vapore rende più veloci i processi produttivi e rivoluziona (prima rivoluzione industriale).
- A fine XIX secolo, l’energia elettrica e il petrolio danno una spinta al rinnovamento dell’industria. Si arriva così alla produzione di massa (seconda rivoluzione industriale).
- Negli anni Cinquanta del Novecento, la nascita dei computer e della tecnologia digitale gettano le basi per l’era globale e l’automazione odierna.
L’Industria 4.0 fu teorizzata dieci anni fa e prende le mosse da un progetto di sviluppo manifatturiero tedesco, che ha poi ispirato numerose iniziative europee e mondiali. Si basa su un mix di tecnologia, digitalizzazione e automazione. Ed è proprio all’interno di questa cornice iperconnessa e smart che aziende e individui sono chiamati a rispondere "presente", affrontando di volta in volta le nuove sfide.
i tre pilastri della società contemporanea.
Rispetto al passato, questa nuova fase ha delle peculiarità uniche. I processi di cambiamento sono in atto già da diverso tempo, ma la recente emergenza legata alla pandemia da covid-19 ha inevitabilmente svolto il ruolo di acceleratore.
Tre, in particolare, sono i pilastri sui quali la società contemporanea sta evolvendo, quelli che potrebbero essere definiti i traini del cambiamento:
- transizione digitale
- transizione verde e circolare
- transizione sociale ed economica
La cornice di riferimento è dettata soprattutto da progetti e iniziative come gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile (OSS) indicati dall’Agenda Onu 2030. Si tratta - in estrema sintesi - di una serie di 17 obiettivi interconnessi stilati dall’Organizzazione delle Nazioni Unite. Questi delineano una strategia da perseguire per “ottenere un futuro migliore e più sostenibile per tutti”. Il termine Agenda 2030 deriva dal documento con cui vennero identificati gli OSS, intitolato “Trasformare il nostro mondo. L’Agenda per lo sviluppo sostenibile”
Un sostegno concreto per la realizzazione di questi obiettivi potrebbe venire dal Next Generation You (o Recovery Fund), lo strumento promosso dalla Commissione Europea per favorire la ripresa post-emergenza. Per comprendere la portata delle risorse messe in campo, basti pensare che il Next Generation You, da solo, vale circa quattro volte e mezzo il piano Marshall, il sistema di aiuti concepito al termine della Secondo Guerra Mondiale per rimettere in piedi un’Europa distrutta dal conflitto.
Le parole chiave che accomunano tutti questi progetti sono due: innovazione e sostenibilità.
innovazione per fronteggiare lo skill mismatch
Calata nel contesto aziendale, la parola innovazione significa capacità di cambiare visione; mutare il proprio punto di vista per affrontare di volta in volta le criticità che si presentano sul percorso. Secondo diversi studi sul mondo dell’occupazione, il 30% dei lavori che saranno centrali nel 2025 oggi non esistono ancora o sono poco conosciuti.
Questo gap tra domanda e offerta viene definito “skill mismatch”, un problema non di poco conto (leggi anche: la ridistribuzione delle competenze contro lo skill mismatch). In tutto il mondo, infatti, l’inefficiente allocazione delle risorse genera perdite economiche, in termini di produzione, pari a quasi due volte e mezzo il debito pubblico dell’Italia. In un contesto simile, è dunque inevitabile che dalla capacità di affrontare queste criticità e adattarsi rapidamente al cambiamento passano la sopravvivenza e il successo di un’impresa.
innovazione per creare valore nel tempo.
La ricetta per aumentare considerevolmente le possibilità di successo di ogni azienda si basa principalmente su tre fattori fondamentali quali:
- qualità della leadership
- governance (intesa come le modalità in cui avvengono i processi in azienda, per esempio la selezione del personale)
- qualità della cultura (comportamenti aziendali che possono creare valore)
Strettamente legati a questi tre fattori, ci sono altre quattro caratteristiche che non possono assolutamente mancare per la creazione di valore:
- innovazione continua
- intelligenza diffusa
- flessibilità
- semplicità
Fondamentale è ribadire che il protagonista di questa ricetta deve essere sempre la persona. Ecco perché l’innovazione, per generare effettivamente valore, va considerata nella sua doppia accezione:
- quella individuale, intesa come lavoro di ciascuno su se stesso
- quella collettiva
Perché la crescita di un’organizzazione non è nient’altro che il frutto del cambiamento positivo di ogni suo componente.
innovazione è innanzitutto innovazione di se stessi.
L’innovazione intesa come crescita del singolo spiega meglio di qualsiasi altro concetto l’importanza della gestione delle risorse umane nelle aziende. Ogni lavoratore è chiamato costantemente a rinnovarsi per stare al passo con l’evoluzione del mercato e della società nel suo complesso.
Come? Per affrontare il cambiamento bisogna innanzitutto essere consapevoli dei propri livelli di impiegabilità. La strategia che Randstad Risesmart segue nel supporto alle singole professionalità in fase di transizione occupazionale si basa, ad esempio, su tre pilastri:
- ricerca delle informazioni: ricostruire il proprio percorso di vita e professionale definendo il cosiddetto value proposition, ovvero quali sono i propri punti di forza che un’azienda potrebbe valorizzare (leggi anche: la tua azienda ha una employee value proposition?)
- interpretazione degli indizi: capire cosa si potrà fare e cosa no, in modo da agire per tempo e investire nelle competenze più idonee al contesto professionale
- simulazione di scenari possibili
Si tratta di passaggi che possono rivelarsi molto complessi e che per questo necessitano di una guida esperta. Sono, altresì, fondamentali, poiché la difesa del brand passa inevitabilmente dalla employability delle persone. A sua volta, una buona employability è il frutto della capacità di ciascuno di innovarsi. Con la consapevolezza che le transizioni possono essere governate in quanto rappresentano un’evoluzione della coscienza dell’Uomo.