E se ci fossero dei giorni in cui guardandoci allo specchio pensassimo di non essere all’altezza dei progetti lavorativi che gestiamo, di non piacere ai colleghi, di non essere la persona giusta per quel ruolo professionale?
I deficit di autostima sul lavoro sono delle fasi importanti, non sempre si può fare affidamento su un indole ottimista: è sempre più impegnativo sentirsi sicuri di sé in una cultura contemporanea dominata dal bisogno di consenso che ci spinge costantemente ad essere sempre più performanti in ufficio e brillanti nei contesti sociali.
Sentirsi bene con noi stessi, guardare al futuro professionale con positività e avvertire la stima intorno a noi per quello che siamo, sono presupposti importanti che influiscono sulla nostra salute, sulla nostra felicità e resilienza con ricadute positive sul nostro ecosistema relazionale sia privato che professionale.
Pensiamo soprattutto ai giovani e alla loro capacità di immaginarsi un futuro lavorativo in base ai loro desideri, passioni e skill.
Le competenze tecniche non bastano. La bravura va difesa, anche coltivando le proprie soft skills.
Come rimarcato da Amalia Ercole Finzi, accademica, scienziata e ingegnere aerospaziale, oltre alla capacità professionali e allo sviluppo delle hard skill, nel mondo del lavoro conta molto anche l’autostima.
Intervenuta in qualità di guest speaker al Randstad future talk, la prima donna italiana ad essersi laureata in ingegneria aeronautica e personalità tra le più autorevoli al mondo nel campo delle scienze e tecnologie aerospaziali, ha esortato i giovani, ma soprattutto le giovani donne, a non lasciarsi limitare dai pregiudizi e ad essere consapevoli che la bravura non basta. “Le donne avranno un futuro”, ha detto senza mezzi termini, “ma il futuro è condizionato dall’essere preparate e capaci a difendersi. Bisogna avere autostima perchè siamo brave e capaci”.
I dati e le letture delle tendenze sul mondo del lavoro attestano come i giovani non siano alla ricerca di un lavoro in quanto tale, bensì di un impiego professionale che li soddisfa, che li consente di realizzarsi. Orbitando intorno a questo tema, Amalia Ercole Finzi ha raccontato come il lavoro possa contribuire ad un miglioramento personale e che lo scopo di qualsiasi professione è quello di valorizzare e potenziare le competenze trasversali delle persone.
Come un’azienda può concorrere a far crescere l'autostima di un lavoratore?
In un’azienda che scommette sullo sviluppo dei dipendenti mettendoli nelle condizioni di esprimersi al meglio delle loro capacità e di sentirsi protagonisti appagati del successo aziendale, i lavoratori sono più propensi a fissare obiettivi, superare sfide e perseguire risultati ambiziosi.
Portare a termine i compiti e raggiungere gli obiettivi dà un senso di realizzazione che accresce la stima di sé stessi a lavoro. Ogni successo contribuisce ad aumentare la fiducia in se stessi, dimostrando che si è capaci e competenti.
Un ruolo chiave lo giocano anche le opportunità di apprendimento e di crescita formativa. L'acquisizione di nuove competenze e l'ampliamento delle conoscenze concorrono a far crescere l'autostima. Lo sviluppo e la padronanza delle soft skills non solo migliorano le prestazioni sul posto di lavoro, ma rafforzano anche la fiducia nelle proprie capacità.
Quando un’azienda mette le qualità delle competenze al centro dei processi di selezione e di promozione, cadono quei pregiudizi di genere che hanno spesso concorso, ad esempio, ad affidare posizioni di leadership o ruoli tecnici agli uomini. L'adozione di processi di selezione e promozione basati sulle competenze può influenzare anche l'intero settore o l'industria in cui l'azienda opera.
Una storia di autostima.
La storia personale e professionale di Amalia Ercole Finzi ne è la prova. Quando si iscrisse in ingegneria aeronautica al Politecnico di Milano, alla fine degli anni Cinquanta, c’erano 5 ragazze e 650 ragazzi, in tempi in cui era ancora molto forte il pregiudizio verso le giovani donne che decidevano di dedicarsi a studi in materie scientifiche. L’acquisizione di hard skill e competenze scientifiche non era contemplata per la popolazione studentesca femminile.
Oltre a sfidare norme culturali, la futura consulente scientifica della NASA, dell'ASI e dell'ESA dovette vincere lo scetticismo dei genitori che sognavano per lei un futuro da insegnante di matematica, professione in linea con le aspettative culturali e di genere dell’epoca.
La conseguenza per aver difeso se stessa e perseguito le sue passioni? La sua esperienza e le sue competenze hanno contribuito allo sviluppo e alla promozione dell'esplorazione spaziale in Italia e a livello internazionale.
Ma non solo. Amalia Ercole Finzi è diventata anche una role model, una motivatrice, una fonte di ispirazione sia per chi è in cerca di un lavoro in linea con le proprie passioni e per coloro che sono alla ricerca di una nuova mission.
“Potremmo offrire un futuro migliore” ha detto con un afflato che non ha lasciato nessuno indifferente, “e affinché questa accada ci vuole il concorso di tutti. Indipendente dall’età. Ogni età ha una missione. La mia è quella di infondere un minimo di fiducia affinché tutti possano avere un futuro migliore”.
Così come cambia il mondo, anche gli obiettivi professionali non sono destinati a rimanere gli stessi in ogni fase della vita. Non è mai troppo tardi per impegnarsi in nuove sfide, investire su se stessi e affinare le proprie competenze. Di conseguenza è importante essere consapevoli di questi cambiamenti personali e avere il coraggio di individuare nuove strade lavorative.
Anche le aziende non sono immuni al rischio di entrare in una fase di comfort zone. Le strategie che hanno permesso di raggiungere certi obiettivi potrebbero non essere più rilevanti o efficaci nel futuro. Per far fronte ai cambiamenti tecnologici, quelli settoriali, ai bisogni dei clienti e alle dinamiche aziendali, è importante continuare ad adattarsi e innovarsi.
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