Quando firmiamo un contratto di lavoro, la cifra concordata non corrisponde esattamente a quanto riceviamo effettivamente in busta paga. Questo avviene perché il datore di lavoro deve, per legge, effettuare una serie di trattenute dal salario lordo per coprire vari obblighi fiscali e previdenziali.
La busta paga, come previsto dalla Legge n. 4 del 5 gennaio 1953, non solo riporta la retribuzione lorda spettante al dipendente, ma dettaglia anche tutte le trattenute sul suo stipendio.
Conoscere queste voci è fondamentale per ogni lavoratore perché permette di avere una visione chiara delle tasse pagate, verificare la correttezza della retribuzione percepita e preparare in modo accurato tutti i documenti fiscali obbligatori per legge, come la dichiarazione dei redditi.
Inoltre, sapere quali sono le trattenute in busta paga è essenziale per pianificare la propria previdenza e per negoziare eventuali aumenti di stipendio. Ma non solo: i lavoratori possono gestire meglio le proprie finanze e assicurarsi che vengano rispettati i loro diritti contrattuali.
Scopriamo quali sono le principali trattenute in busta paga e come calcolarle.
indice dei contenuti:
principali trattenute in busta paga.
Le trattenute in busta paga sono deduzioni che il datore di lavoro applica allo stipendio del dipendente per coprire diverse spese, come previsto dalle normative fiscali e previdenziali vigenti. L'importo di questi prelievi può variare in base al reddito del lavoratore e alle eventuali detrazioni fiscali applicabili. Il risultato finale è lo stipendio netto che il dipendente percepisce ogni mese.
Le principali tipologie di trattenute in busta paga sono:
- IRPEF;
- contributi previdenziali;
- addizionali regionali e comunali;
- contributi assistenziali
- contributi per fondi pensione integrativi
- trattenute sindacali, laddove il dipendente sceglie di aderire ad una sigla sindacale.
L'IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) è la principale trattenuta fiscale applicata sul reddito annuo del lavoratore. L'aliquota è progressiva e varia dal 23% per i redditi fino a 28.000 euro annui al 43% per i redditi superiori a 50.000 euro.
I contributi previdenziali (INPS o altre casse previdenziali in base alla tipologia di lavoro svolto) sono obbligatori per tutti i lavoratori dipendenti e servono a finanziare il sistema pensionistico e altre forme di previdenza sociale. In assenza di esenzioni, il contributo a carico del lavoratore è generalmente pari al 9,19% dello stipendio, mentre quello a carico del datore di lavoro è pari al 23,81%. I contributi previdenziali sono fondamentali per garantire una copertura pensionistica adeguata e altri benefici previdenziali come le indennità di malattia e maternità. Ogni mese e per ogni dipendente, il datore deve versare i contributi previdenziali
La Cassa Integrazione Guadagni è una trattenuta destinata a coprire l'assicurazione contro la disoccupazione e offre un sostegno economico ai lavoratori in caso di perdita involontaria del lavoro o riduzione dell'orario di lavoro a causa di crisi o riorganizzazioni aziendali. La Cassa Integrazione Guadagni può essere ordinaria (CIGO) o straordinaria (CIGS), a seconda della natura e della durata della crisi o della riorganizzazione aziendale. Questi contributi sono essenziali per proteggere i lavoratori durante i periodi di difficoltà economica e per garantire una stabilità finanziaria temporanea.
Il trattamento di fine rapporto (TFR) è una somma accantonata dal datore di lavoro e destinata al dipendente al termine del rapporto di lavoro. Non viene versato al fisco ma accumulato dall'azienda e consegnato al lavoratore al momento della cessazione del contratto, indipendentemente dalla causa della cessazione. Non si tratta di una vera e propria trattenuta in busta paga, bensì deve essere considerata come una voce figurativa esposta a cedolino.
Leggi anche: calcolo tfr nella busta paga: ecco come effettuarlo.
Le addizionali regionali e comunali vengono applicate dalle regioni e dai comuni. Sono calcolate in percentuale sul reddito imponibile del lavoratore e variano in base alla residenza del dipendente. Contribuiscono a finanziare servizi pubblici essenziali come la sanità, l'istruzione e i trasporti.
I contributi assistenziali sono trattenute che finanziano il sistema di assistenza sociale, come l'INAIL, per la copertura contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Sono obbligatori e servono a garantire che i lavoratori ricevano adeguata assistenza in caso di infortuni o malattie legate all'attività lavorativa.
Se il lavoratore ha aderito a un fondo pensione integrativo, il datore di lavoro può trattenere una parte del salario destinata a questo fondo. I fondi pensione integrativi sono strumenti di risparmio che permettono ai lavoratori di accumulare ulteriori risorse per la pensione, oltre a quelle previste dal sistema previdenziale obbligatorio.
Se il dipendente è iscritto a un sindacato, possono essere trattenute delle quote associative dalla sua busta paga. Queste trattenute servono a finanziare le attività sindacali e a garantire che il lavoratore possa beneficiare dei servizi offerti dal sindacato, come l'assistenza legale e la rappresentanza nelle trattative contrattuali.
calcolo delle aliquote per le principali trattenute.
Vediamo come vengono calcolate alcune delle principali trattenute in busta paga in base alla normativa vigente, tenendo a mente che le leggi di bilancio possono introdurre alcune variazioni ogni anno.
IRPEF.
L'IRPEF, o Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche, è un’imposta progressiva applicata sul reddito da lavoro o da capitale. Con l'aumentare del reddito, cresce anche la percentuale di tassazione applicata, in base ai diversi scaglioni IRPEF. SI tratta, quindi, di un’imposta progressiva per scaglioni, cioè non si applica in misura unica e fissa sui redditi posseduti, indipendentemente dal loro ammontare: il reddito imponibile viene suddiviso in più scaglioni, ad ognuno dei quali si applica un’aliquota d’imposta via via crescente. Per determinare l'importo dell'imposta lorda (o IRPEF lorda) si deve prima individuare lo scaglione in cui rientra il reddito imponibile.
Il decreto legislativo n. 216 del 30 dicembre 2023 ha ridotto da quattro a tre le aliquote IRPEF per il 2024 e ha stabilito nuovi scaglioni di reddito:
- 23% per i redditi fino a 28.000 euro all'anno;
- 35% per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 50.000 euro all’anno;
- 43% per i redditi che superano i 50.000 euro all’anno.
I lavoratori dipendenti che percepiscono un reddito non superiore agli 8.500 euro non sono tenuti a versare l’IRPEF (ma non possono beneficiare delle detrazioni). Con la busta paga di dicembre o nel corso dell’anno per cessazione, avviene un’operazione chiamata conguaglio fiscale, ovvero il conguaglio Irpef di fine anno.
INPS.
Il calcolo dei contributi INPS che vengono trattenuti in busta paga varia in base al settore di impiego, alla categoria di lavoratori a cui appartiene e alla presenza o meno di una cassa previdenziale obbligatoria.
Per quanto riguarda i contributi previdenziali INPS, questi vengono calcolati attraverso l’applicazione di un’aliquota sull’imponibile lordo. Si tratta di un contributo a carico sia del datore di lavoro, sia del lavoratore dipendente. Quest’ultimo rappresenta la parte minore.
Per calcolare le trattenute in busta paga, l’INPS mette a disposizione delle tabelle riassuntive delle aliquote che variano da un massimo del 9,49%, fino ad un minimo del 5,84% (per gli apprendisti). Sul datore di lavoro grava la parte maggiore, ovvero circa il 33%.
INAIL.
Tra le trattenute in busta paga, la quota INAIL è un'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali che il datore di lavoro deve versare ogni mese. Il calcolo si basa sulla classe di rischio del settore lavorativo. Le classi di rischio, generalmente cinque, determinano la probabilità di infortuni o malattie professionali e stabiliscono l'entità della contribuzione che le aziende devono versare per assicurare i propri dipendenti.
Cassa Integrazione Guadagni.
A livello contributivo, la Cassa Integrazione Guadagni incide generalmente per lo 0,90% della retribuzione imponibile ai fini previdenziali, di cui lo 0,30% a carico del lavoratore e lo 0,60% a carico del datore di lavoro.
Trattamento di Fine Rapporto (TFR).
Il calcolo del TFR si basa sulla retribuzione annua lorda (RAL), comprensiva di tredicesima e quattordicesima, divisa per 13,5. Questa somma viene poi rivalutata annualmente utilizzando un tasso fisso dell'1,5% più una percentuale variabile legata all'indice ISTAT dei prezzi al consumo.
esempio di calcolo.
Sapere come si calcola lo stipendio netto è fondamentale tanto per le aziende quanto per i lavoratori: alle prime permette di gestire meglio il personale, mentre ai secondi consente di avere una visione chiara circa la destinazione delle trattenute che determinano la differenza tra lo stipendio lordo e quello netto che percepiscono mensilmente in busta paga.
Il calcolo, però, è tutt’altro che semplice perché lo stipendio netto corrisponde al reddito imponibile del lavoratore meno le trattenute, le quali variano in base al contratto di lavoro, al reddito del lavoratore, alle aliquote fiscali in vigore e ad eventuali detrazioni applicabili.
Considerato che, quindi, ogni situazione lavorativa è unica e a sé stante, per calcolare lo stipendio netto nel modo corretto è essenziale essere sempre informati sul valore delle trattenute stesse. Nel dettaglio, è necessario conoscere:
- stipendio lordo;
- contributi previdenziali;
- trattenute IRPEF;
- addizionali regionali e comunali;
- agevolazioni fiscali.
Esempio di calcolo, ipotizzando che lo stipendio sia l’unica fonte di reddito del lavoratore.
Supponiamo che il lavoratore percepisca uno stipendio lordo mensile di 3.200 euro per 13 mensilità. La prima cosa da fare per calcolare lo stipendio al netto delle trattenute in busta paga è detrarre da questo importo i contributi previdenziali.
Avendo uno stipendio lordo mensile che supera i 2.692 euro, l’intero imponibile è soggetto a contribuzione del 9,19%: 3200*9,19%= 294,08. L’importo risultante rappresenta i contributi previdenziali che il dipendente è tenuto a versare.
A questo punto, è necessario calcolare l’imponibile fiscale sottraendo al nostro imponibile di partenza (3.200€) i contributi versati dal dipendente (294,08€) e che non sono assoggettati a livello fiscale: 3200-294,08 = 2905,92.
A questo importo, si procede con il calcolo delle imposte secondo le aliquote indicate per gli scaglioni IRPEF. Nello specifico, si applica un’aliquota del 23% per il valore della retribuzione compresa tra 0,00€ e 2.333,33€. A questa, si aggiunge l’aliquota calcolata per la fascia che va da 2.333,34€ a 2905,92€ e pari al 35%. Da questi calcoli si ricava l’IRPEF mensile che, in questo caso, è pari a 737,07€.
Supponendo che il dipendente lavori nell’azienda da più di un anno, si passa al calcolo delle addizionali. In questo caso, è necessario considerare le aliquote applicate dalle regioni e dai comuni in base alle relative fasce di reddito. Prendendo come esempio una situazione in cui si applica un’aliquota regionale unica del 1,23% e una comunale dello 0,8%, gli importi da calcolare come trattenute in busta paga mensili saranno rispettivamente di 42,24€ e 9,20€.
Per calcolare le detrazioni da lavoro dipendente, si prende in considerazione il reddito annuo del dipendente e si applica la seguente formula: 1910* (50.000-41.600) / 22.000=729,27€. Proporzionando la somma su 12 mesi, si ottiene un importo di detrazioni mensili pari a 60,77€. Le detrazioni da lavoro dipendente abbattono l’imposta lorda e vanno sottratte ad essa per il calcolo di quella netta: 737,07 – 60,77 = 676,30€.
Dunque, il calcolo dello stipendio mensile al netto delle trattenute in busta paga avviene considerando:
- la retribuzione lorda mensile: 3.200€;
- le trattenute in busta paga: 294,08€ (Contributi previdenziali) + 676,30€ (Imposta Netta) + 51,44€ (somma delle addizionali);
- per calcolare lo stipendio netto, si sottraggono allo stipendio lordo tutte le trattenute della busta paga: 3.200 - (294,08 + 676,30 + 51,44) = 2178,18€.
Per avere una visione chiara e accurata delle trattenute sul proprio stipendio, è consigliabile rivolgersi a un professionista del settore fiscale, come un consulente del lavoro, un commercialista o un Centro di Assistenza Fiscale (CAF). Questi esperti possono fornire una consulenza personalizzata e aiutare a comprendere meglio le voci presenti in busta paga, garantendo che tutte le trattenute siano corrette e conformi alla normativa vigente.
In caso di dubbi o domande, non esitare a chiedere chiarimenti al tuo datore di lavoro o a consultare un esperto, in modo da avere una panoramica completa e trasparente sulle trattenute applicate al tuo stipendio e per gestire al meglio le tue finanze personali.