La tassazione sullo stipendio rappresenta un costo ineludibile per ogni lavoratore. Le principali imposte che gravano sullo stipendio includono i contributi INPS, l'IRPEF e le addizionali comunali e regionali.
Alcune delle imposte previste dalla legge sono direttamente trattenute dalla busta paga del lavoratore, mentre altre sono a carico del datore di lavoro, che agisce come sostituto d'imposta.
Sapere leggere la busta paga e capire quali sono le voci relative alla tassazione sullo stipendio è essenziale per avere una chiara visione della retribuzione netta e delle varie trattenute applicate.
Scopriamo quanto è tassato lo stipendio in Italia e passiamo in rassegna qualche consiglio per abbassare le tasse in busta paga e ottenere importanti vantaggi fiscali.
indice dei contenuti:
quanto è tassato lo stipendio in Italia?
Per capire quanto è tassato lo stipendio in Italia è necessario conoscere le principali voci che costituiscono le tasse sui redditi da lavoro nella busta paga. Mentre alcune imposte sono pagate mensilmente, altre vengono pagate ogni anno tramite la dichiarazione dei redditi.
Le tasse a carico del lavoratore includono:
- IRPEF, Imposta sul reddito delle persone fisiche, calcolata in base a fasce di reddito con aliquote progressive;
- contributi previdenziali (INPS o altre casse previdenziali specifiche per la categoria professionale);
- addizionali regionali e comunali.
Le tasse a carico del datore di lavoro, non visibili in busta paga e non incluse nella RAL (Retribuzione Annua Lorda), comprendono:
- contributi INPS;
- versamenti INAIL per l'assicurazione contro infortuni sul lavoro e malattie professionali;
- accantonamenti TFR, che il lavoratore può scegliere di lasciare in azienda o conferire a un fondo pensionistico.
Per quanto riguarda i contributi previdenziali INPS, questi vengono calcolati attraverso l’applicazione di un’aliquota sull’imponibile lordo. Si tratta di un contributo a carico del datore di lavoro e, in parte minore, del lavoratore dipendente. Le trattenute variano a seconda della categoria di appartenenza del lavoratore, da un massimo del 9,49% fino ad un minimo del 5,84% (apprendisti). Sul datore di lavoro grava la parte maggiore, circa il 33%.
Un altro elemento obbligatorio a livello di tassazione dello stipendio è relativo al premio da versare all’INAIL per la tutela degli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Alle retribuzioni imponibili nel primo biennio viene applicato il tasso medio previsto per la voce di rischio individuata dalla classificazione e tariffario nazionale. Tale tasso è poi applicato sull’imponibile ai fini INAIL e moltiplicato per mille al fine di ottenere il premio da pagare, a carico del datore di lavoro.
Per calcolare l’imposta IRPEF, invece, bisogna conoscere l’aliquota corrispondente alla propria fascia di reddito. Il calcolo delle addizionali comunali e regionali dipende dalla residenza e dal domicilio fiscale del dipendente.
Il TFR è fiscalmente soggetto a tassazione separata con un’aliquota determinata in riferimento agli scaglioni di reddito vigenti nell'anno in cui è maturato il diritto alla percezione di tali somme. Inoltre, il TFR viene rivalutato ogni anno, a seconda dell’indice di rivalutazione (1,5% + 75% indice FOI). In generale, dal 2001 si applica una tassazione di stipendio con aliquota fissa pari all’11%, da elevare al 17% a partire dal periodo di imposta del 2015.
Leggi anche: calcolo TFR nella busta paga: ecco come effettuarlo.
aliquote e scaglioni IRPEF.
L'IRPEF, o Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche, è un’imposta progressiva applicata sul reddito da lavoro o da capitale. Con l'aumentare del reddito, cresce anche la percentuale di tassazione applicata, in base ai diversi scaglioni IRPEF.
Si tratta, dunque, di un’imposta progressiva: il reddito imponibile viene suddiviso in più scaglioni, ad ognuno dei quali si applica un’aliquota d’imposta via via crescente. Per determinare l'importo dell'imposta lorda (o IRPEF lorda) si deve prima individuare lo scaglione in cui rientra il reddito imponibile.
Il decreto legislativo n. 216 del 30 dicembre 2023 ha ridotto il numero delle aliquote IRPEF da quattro a tre per il 2024, stabilendo nuovi scaglioni di reddito:
scaglioni di reddito e aliquote IRPEF.
I lavoratori dipendenti che percepiscono un reddito non superiore agli 8.500 euro non sono tenuti a versare l’IRPEF (ma non possono beneficiare delle detrazioni). Per i lavoratori autonomi, invece, la no tax area è fissata a 5.000 euro.
Ad esempio, considerando lo stipendio medio di un dipendente nel settore privato in Italia, che è di circa 30.284 euro all’anno, e ipotizzando che il reddito da lavoro sia l’unico percepito dal contribuente, l'aliquota IRPEF applicabile sarebbe del 35%, alla quale dovranno aggiungersi eventuali addizionali regionali e comunali.
addizionali regionali e comunali.
Le addizionali regionali e comunali sono imposte sul reddito imponibile del lavoratore da versare alle Regioni e ai Comuni. Variano a seconda della regione e del comune di residenza del dipendente e sono utilizzate per finanziare servizi pubblici essenziali, tra cui la sanità, l'istruzione e i trasporti, assicurando il funzionamento e il miglioramento delle infrastrutture e dei servizi locali. Tutti i contribuenti che nell’anno di riferimento devono pagare l’IRPEF sono soggetti a questo tipo di tassazione. Dunque, la base imponibile per il calcolo delle addizionali è costituita dal reddito dichiarato ai fini IRPEF.
Per effettuare il calcolo bisogna applicare l’aliquota fissata dalla propria Regione e dal proprio Comune di residenza al reddito imponibile, con riferimento al reddito dell’anno precedente.
Le addizionali regionali variano in base alla regione di residenza del lavoratore. L'aliquota minima regionale è dello 0,9%, ma può aumentare fino a un massimo del 3,33%. Ogni regione ha la facoltà di stabilire le proprie aliquote entro i limiti consentiti dalla legge, adattandole alle esigenze finanziarie locali.
Anche le addizionali comunali variano in base alla residenza del lavoratore. L'aliquota standard è dello 0,8%, ma alcuni comuni possono applicare aliquote più elevate in base alle loro necessità. Queste addizionali sono trattenute dallo stipendio del lavoratore in forma rateizzata: 11 rate distribuite durante tutto l’anno, a partire dal mese di gennaio fino a novembre.
Per quanto riguarda le addizionali comunali, inoltre, dal mese di marzo è previsto un acconto sulle addizionali dell’anno in corso (pari al 30% del tributo, sul reddito imponibile ai fini IRPEF dell’anno precedente).
Le addizionali regionali e comunali sono generalmente trattenute in busta paga direttamente dal datore di lavoro, che agisce come sostituto d’imposta, garantendo che le imposte siano versate regolarmente e nei tempi previsti dalla legge. Questo sistema riduce il rischio di sanzioni per il contribuente.
quanto paga di imposte il datore di lavoro.
Come accennato in precedenza, la tassazione dello stipendio non ricade interamente sul lavoratore perché alcune spese sono a carico del datore di lavoro. Quest’ultimo funge anche da sostituto d'imposta, anticipando una serie di spese che poi recupera successivamente.
Tra queste voci rientrano le indennità di malattia e maternità, i rimborsi fiscali (se in sede di 730 il dipendente indica il datore come sostituto) e il Trattamento Integrativo.
Le indennità di malattia e maternità INPS sono corrisposte ai lavoratori durante periodi di assenza per malattia o maternità, che il datore di lavoro recupera con successivo conguaglio.
I rimborsi fiscali sono restituzioni di somme pagate in eccesso dal lavoratore rispetto al dovuto, qualora il dipendente indichi il datore come sostituto di imposta. I rimborsi o le trattenute provenienti dalle risultanze del modello 730 vengono erogati/trattenuti sul primo cedolino paga utile, a partire dal mese successivo rispetto a quello in cui il datore di lavoro ha ricevuto il prospetto di liquidazione.
Il Trattamento integrativo è Il bonus che viene riconosciuto sotto forma di detrazione IRPEF e può arrivare fino a 1.200 euro. La modalità di erogazione prevede che il contributo venga sostenuto dallo Stato, ma anticipato dai datori di lavoro.
A seconda delle preferenze di lavoratrici e lavoratori, può essere applicato direttamente sullo stipendio o calcolato in sede di dichiarazione dei redditi, andando a generare un credito IRPEF che viene poi rimborsato attraverso la busta paga.In linea generale, il trattamento integrativo spetta a coloro che possiedono un reddito annuo complessivo inferiore a 15.000 euro.
qualche consiglio per abbassare le tasse in busta paga.
Abbassare le tasse in busta paga è un desiderio di molti lavoratori e fortunatamente esistono diverse strategie per farlo. I contribuenti che vogliono ridurre la tassazione sullo stipendio possono ricorrere alle seguenti soluzioni:
- detrazioni per i lavoratori dipendenti;
- detrazioni fiscali per oneri;
- previdenza complementare.
Il primo consiglio per abbassare le tasse in busta paga è chiedere l’accesso alle detrazioni per i lavoratori dipendenti. Questi ultimi sono obbligati ogni anno a presentare una dichiarazione dei redditi che riporta tutte le informazioni sui guadagni percepiti l’anno precedente. L’art. 13 del TUIR, modificato dal Decreto Legislativo n. 216/23, stabilisce che ai soggetti che percepiscono redditi da lavoro dipendente si possa applicare una specifica detrazione, inversamente proporzionale al reddito percepito sino a 50.000 euro. Sopra questa soglia la detrazione non è concessa. L’importo della detrazione deve essere aumentato di 65 euro per i redditi complessivi superiori a 25.000 euro e fino a 35.000 euro. Gli importi fissati devono essere rapportati al periodo di lavoro durante l’anno.
Ma non solo. Oltre alle detrazioni fiscali di base, i lavoratori possono richiedere detrazioni fiscali IRPEF per spese sostenute nell'anno di imposta precedente. Si tratta di detrazioni fiscali accessibili tramite presentazione, in sede di dichiarazione dei redditi, dei documenti che attestano la spesa effettivamente saldata. Per quest’anno è possibile quindi presentare tutte le spese relative all’anno precedente, anche per i soggetti a carico fiscale, come coniugi e figli. Per procedere è indispensabile avere traccia di queste spese: non è ammesso il pagamento in contanti, se non per gli acquisti di farmaci e per il pagamento di visite mediche.
La previdenza complementare, che si basa su un sistema di contribuzione a fondi pensione supplementari, è un altro metodo efficace per ridurre la tassazione sullo stipendio. Questi fondi sono strumenti che consentono ai lavoratori di accumulare risparmi per la pensione, beneficiando contemporaneamente di vantaggi fiscali significativi.
Quando un lavoratore decide di versare una parte del proprio stipendio in un fondo pensione complementare, tale contributo viene dedotto dal reddito imponibile. In pratica, i soldi versati nel fondo pensione non sono soggetti a tassazione al momento del versamento, ma solo al momento del prelievo durante la pensione. Poiché i contributi sono detraibili, la riduzione del reddito imponibile porta a una diminuzione dell’IRPEF dovuta, alleggerendo il carico fiscale mensile del lavoratore.
I contributi versati dai soggetti a forme di previdenza complementare consentono la deducibilità dal reddito complessivo dichiarato ai fini IRPEF per un importo massimo annuo di 5.164,57 euro.
Gli strumenti di previdenza che consentono di beneficiare dell’agevolazione fiscale sono:
- fondi pensione;
- Piani Pensionistici Individuali (PIP).
La contribuzione a una di queste forme pensionistiche può avvenire attraverso contributi propri, contributi versati dal datore di lavoro o con il versamento del Trattamento di Fine Rapporto (TFR). Ognuna di queste modalità è valida al fine di ottenere la deduzione fiscale. È possibile dedurre i contributi versati direttamente. I lavoratori dipendenti privati possono dedurre anche i contributi eventualmente versati dal datore di lavoro.
Ricorrendo a queste soluzioni, è possibile abbassare le tasse in busta paga e ottenere notevoli vantaggi fiscali. L’importante è che ogni azione intrapresa rispetti le disposizioni previste dalla normativa vigente e si basi su una solida pianificazione finanziaria.
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