Quello tra vita professionale e personale è sempre un equilibrio molto delicato e precario, soprattutto per chi è genitore e deve conciliare responsabilità lavorative ed esigenze familiari.
Quando i figli si ammalano, questo equilibrio viene messo a dura prova. Prendersi cura di un bambino malato è una situazione che molti genitori si trovano ad affrontare e che richiede la conoscenza dei propri diritti e doveri.
Oltre ai congedi di maternità e paternità, esistono permessi specifici di cui i genitori lavoratori possono usufruire quando i figli si ammalano e necessitano di assistenza.
Ma quali sono le normative che regolamentano congedi e permessi per la malattia del figlio? Come si applicano nella pratica? E quali sono le procedure da seguire per garantire che i propri diritti siano rispettati senza trascurare gli impegni lavorativi?
Questo articolo proverà a fornire tutte le informazioni necessarie, offrendo ai genitori lavoratori gli strumenti per gestire al meglio queste situazioni.
indice dei contenuti:
- come funzionano congedi e permessi per la malattia del bambino?
- qual è il riferimento normativo per i congedi per malattia del figlio? e cosa prevede?
- permesso per malattia del figlio: quando può essere richiesto?
- permessi e congedi: retribuzione del genitore.
- quando usare il congedo parentale.
- visite fiscali per malattia del figlio: come funzionano?
- come funziona il certificato di malattia del bambino?
- interruzione delle ferie.
come funzionano congedi e permessi per la malattia del bambino?
Quando un figlio si ammala, i genitori lavoratori, inclusi quelli adottivi, hanno il diritto di assentarsi dal lavoro per prendersi cura del bambino, usufruendo dei congedi e permessi per malattia del figlio previsti dalla legge.
Se il figlio ha meno di 3 anni, i genitori possono assentarsi dal lavoro per l'intero periodo di malattia. Se, invece, il bambino ha un’età compresa tra i 3 e gli 8 anni, possono assentarsi fino a un massimo di 5 giorni lavorativi all'anno.
Al di là di queste disposizioni, i genitori lavoratori, in caso di malattia del bambino, possono sempre utilizzare ferie e permessi personali per assistere il figlio. Tuttavia, ciò influisce sul saldo complessivo dei giorni di ferie.
Per i genitori dipendenti pubblici, le normative sono leggermente diverse: i contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL) possono disporre il diritto a 30 giorni di assenza per la malattia del figlio nel primo anno di età, estendibili per il secondo e terzo anno.
qual è il riferimento normativo per i congedi per malattia del figlio? e cosa prevede?
Il diritto dei genitori di assentarsi dal lavoro per curare i figli malati è tutelato dalla Costituzione Italiana, che riconosce la necessità di proteggere la funzione genitoriale senza che questa sia penalizzata dalle condizioni lavorative. La Costituzione garantisce, quindi, che madri e padri possano dedicarsi alla cura dei propri figli tramite congedi e permessi.
Per quanto riguarda le leggi specifiche, il Decreto Legislativo n. 151 del 26 marzo 2001 - artt. 47-52, noto come "Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità", dettaglia le regole relative ai permessi per la malattia dei figli. Questo testo legislativo definisce chiaramente le condizioni e le modalità in cui i genitori possono avvalersi di questi permessi.
permesso per malattia del figlio: quando può essere richiesto?
I permessi e i congedi per la malattia del figlio sono accessibili fino al compimento degli 8 anni di età del bambino e possono essere richiesti in qualsiasi momento in cui la salute del bambino lo richieda.
Questo include una vasta gamma di circostanze, come emergenze mediche, malattie di varia natura e periodi di ricovero ospedaliero. È importante sottolineare che questi permessi sono concepiti per offrire ai genitori la flessibilità necessaria per prendersi cura del proprio figlio in situazioni di bisogno, garantendo al contempo il diritto alla protezione della salute del bambino.
permessi e congedi: retribuzione del genitore.
Quando si usufruisce dei permessi e congedi per la malattia del figlio, le condizioni del trattamento economico variano in base all'età del bambino, dalla quale dipendono non solo la durata e le modalità di fruizione, ma anche la retribuzione. È fondamentale conoscere queste differenze per far valere i propri diritti e pianificare le assenze dal lavoro in modo consapevole.
malattia bambino fino a 3 anni.
Come già detto, se il bambino ha meno di 3 anni, i genitori possono assentarsi dal lavoro per l'intero periodo di malattia, ma non hanno diritto alla retribuzione. Durante i giorni di assenza, non maturano né ferie retribuite né la tredicesima mensilità.
Tuttavia, la legge garantisce la contribuzione figurativa per l’intero periodo di assenza, il che significa che i giorni di permesso vengono comunque conteggiati ai fini pensionistici.
Nel settore pubblico, la situazione è leggermente diversa. I genitori lavoratori hanno diritto al 100% della retribuzione per un massimo di 30 giorni all’anno, da dividere tra entrambi i genitori, durante i primi 3 anni di vita del bambino. Questo offre una certa sicurezza economica ai genitori che devono assentarsi per prendersi cura di un figlio malato.
malattia bambino fino a 8 anni.
Quando il bambino malato che necessita di assistenza ha più di 3 anni, ma non ha ancora compiuto gli 8 anni, i genitori possono assentarsi dal lavoro fino a un massimo di 5 giorni lavorativi all’anno.
Durante questi giorni di assenza, né i dipendenti del settore pubblico né quelli del settore privato ricevono la retribuzione.
La copertura contributiva è garantita, anche se in misura ridotta. Viene calcolata in modo proporzionale, con una copertura pari al 200% del valore massimo dell’assegno sociale, proporzionato ai giorni di permesso utilizzati. Sebbene il genitore non riceva lo stipendio per i giorni di assenza, quindi, una parte della contribuzione previdenziale continua a essere assicurata.
malattia bambino fino a 12 anni.
Se il figlio malato ha più di 8 anni ma meno di 12, i genitori possono ricorrere al congedo parentale per assentarti dal lavoro e fornirgli assistenza. Questa misura permette di prendersi cura dei figli malati con maggiore flessibilità e aiuta a conciliare lavoro e famiglia.
Per quanto riguarda la retribuzione, durante il congedo parentale i genitori hanno diritto a un’indennità pari al 30% della retribuzione media giornaliera, calcolata sulla base della retribuzione del mese precedente l'inizio del congedo, per un periodo massimo di 9 mesi entro il dodicesimo anno di vita del bambino.
Per i periodi di congedo eccedenti i 9 mesi indennizzati, i genitori possono ricevere un’indennità pari al 30% della retribuzione media giornaliera, ma solo se il loro reddito individuale è inferiore a 2,5 volte l'importo annuo del trattamento minimo di pensione.
È prevista anche un’indennità pari all’80% della retribuzione media giornaliera per uno dei tre mesi non trasferibili all’altro genitore, da fruire entro il sesto anno di vita del figlio, in modalità ripartita o da uno solo dei genitori.
La legge di Bilancio 2024 ha stabilito che i genitori hanno diritto a una retribuzione pari al 60% della retribuzione per un ulteriore mese di congedo parentale, da fruire sempre entro il sesto anno di vita del figlio. Solo per il 2024, l’indennità per questo mese aggiuntivo è pari all’80% della retribuzione media giornaliera. Questa misura si applica ai soli lavoratori dipendenti, sia del settore pubblico che privato, che hanno terminato il periodo di congedo per maternità o di congedo per paternità dopo il 31 dicembre 2023.
quando usare il congedo parentale.
Il congedo parentale è un periodo di astensione facoltativa dal lavoro concesso ai genitori, che siano in costanza di rapporto di lavoro, per prendersi cura del bambino entro i suoi primi 12 anni di vita e soddisfarne i suoi bisogni affettivi e relazionali.
In situazioni dove il figlio malato ha superato l'età di 8 anni, i genitori possono avvalersi di questa misura nel rispetto del periodo complessivo spettante tra i due genitori. Questo periodo non può essere superiore a 10 mesi, elevabili a 11 se il padre lavoratore si astiene dal lavoro per un periodo, continuativo o frazionato, di almeno 3 mesi.
È possibile fruire di questi giorni di assenza anche se l’altro genitore non ne ha diritto.
Il congedo parentale, a differenza dei permessi specifici per malattia, è applicabile anche ai lavoratori autonomi e ai liberi professionisti, offrendo una maggiore flessibilità e supporto ai genitori che necessitano di assistere i propri figli malati oltre il limite di età stabilito per i permessi standard per malattia.
Anche i genitori adottivi o affidatari possono beneficiare del periodo di congedo parentale alle stesse condizioni descritte sopra, entro i primi 12 anni dall'arrivo del minore in famiglia, indipendentemente dalla sua età al momento dell'adozione o dell'affidamento e comunque non oltre il compimento dei 18 anni.
visite fiscali per malattia del figlio: come funzionano?
A differenza di quanto accade in caso di assenze per malattia personale del lavoratore, i periodi di congedo per accudire un figlio malato non sono soggetti a controlli attraverso visite fiscali. Questo significa che il genitore non è tenuto a rispettare fasce orarie di reperibilità, né a rimanere a casa per eventuali visite da parte dell'INPS o di altri enti competenti.
La finalità del congedo per malattia del figlio è infatti diversa da quella del congedo per malattia del lavoratore. Mentre quest'ultimo ha l'obiettivo di tutelare la salute del dipendente e prevenire abusi di sistema, il congedo per malattia del figlio è incentrato sulla necessità di garantire la cura e l'assistenza al bambino malato. Il legislatore ha quindi ritenuto non necessario applicare la stessa rigorosa disciplina, riconoscendo l'importanza del ruolo genitoriale in situazioni di malattia del minore.
Naturalmente, è importante che il genitore mantenga una condotta responsabile e utilizzi il congedo in maniera appropriata, in conformità con la finalità per cui è previsto.
come funziona il certificato di malattia del bambino?
Per usufruire dei permessi e dei congedi previsti dalla legge per la malattia del figlio, è necessario presentare al proprio datore di lavoro un certificato medico che attesti lo stato di malattia del bambino.
Questo documento, rilasciato dal medico curante, serve a dimostrare che il bambino ha necessità di assistenza genitoriale durante il periodo di malattia. Il certificato medico deve essere inviato per via telematica dal medico all’INPS.
In aggiunta, il genitore richiedente il congedo deve presentare una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà. Quest'ultima è una dichiarazione formale in cui si afferma che i giorni di permesso o congedo richiesti non coincidono con quelli eventualmente richiesti dall'altro genitore, per garantire una corretta gestione delle assenze in famiglia e la piena conformità con le norme vigenti.
interruzione delle ferie.
Quando il bambino si ammala durante il periodo di ferie del genitore, invece, come bisogna comportarsi? La normativa prevede che, in certi casi, sia possibile richiedere l'interruzione delle ferie. Questo, generalmente, si verifica quando la malattia del bambino richiede un ricovero ospedaliero.
È importante specificare che le condizioni da rispettare possono variare a seconda del contratto collettivo nazionale di lavoro applicato e delle disposizioni contenute nell’art. 47 comma 4 del dlgs. 151/2001.