Le malattie professionali sono patologie causate dallo svolgimento della prestazione lavorativa o dall’esposizione a fattori di rischio presenti nel luogo di lavoro. Questi rischi possono essere fisici, chimici o biologici e, con il tempo, compromettere la salute del lavoratore.
A differenza degli infortuni sul lavoro, che sono legati a un evento improvviso e di traumaticità immediata, la manifestazione della malattia professionale è graduale e spesso risulta difficile stabilirne subito la causa.
Scopriamo cosa si intende per “malattia professionale”, quali sono le sue caratteristiche e come si ottiene il riconoscimento della patologia con relativo indennizzo.
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cosa si intende per malattia professionale.
L'Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL) - ente pubblico nazionale che si occupa di gestione l’assicurazione per gli incidenti sul lavoro e le malattie legate allo svolgimento della prestazione lavorativa - definisce la malattia professionale come una patologia derivante da una causa che agisce progressivamente e lentamente sull’organismo.
Questa causa è legata direttamente dall’attività lavorativa svolta o ai rischi presenti nell’ambiente di lavoro ed è la principale responsabile dell’insorgere e dello sviluppo della malattia professionale.
A volte, nella diagnosi, possono essere prese in considerazione anche cause esterne al contesto lavorativo, ossia extraprofessionali, che potrebbero aver contribuito in misura minore al manifestarsi della patologia. Tuttavia, è fondamentale che, in fase di diagnosi, queste non vengano presentate come le sole responsabili della malattia: la patologia deve essere attribuibile a rischi presenti nell’ambiente di lavoro o alla natura del lavoro svolto.
In altre parole, anche se fattori al di fuori dell'ambiente lavorativo possono concorrere allo sviluppo della patologia, la malattia professionale può essere considerata tale quando la causa è legata all'attività professionale o ai rischi presenti nell’ambiente di lavoro.
È importante distinguere tra la malattia professionale e altre malattie comuni, come ad esempio la sindrome influenzale, che non sono legate all’attività lavorativa. La malattia professionale è strettamente collegata all’esposizione prolungata a fattori di rischio specifici sul posto di lavoro.
Inoltre, non va confusa con l’infortunio sul lavoro. Quest’ultimo si verifica in seguito a un evento traumatico improvviso che avviene durante lo svolgimento della prestazione lavorativa e che è caratterizzato da una dinamica violenta e concentrata nel tempo.
Nello specifico, ai sensi dell’art. 210 del Decreto del Presidente della Repubblica n. 1124 del 30 giugno 1965 "in seguito ad un evento avvenuto per causa violenta in occasione di lavoro, da cui sia derivata la morte o un'inabilità permanente al lavoro, assoluta o parziale, ovvero un'inabilità temporanea assoluta che comporti l'astensione dal lavoro per lo più di tre giorni”.
le caratteristiche della malattia professionale.
La diagnosi delle malattie professionali è spesso lunga e complessa, in quanto le patologie tendono a svilupparsi molto lentamente, a volte in molti anni o addirittura decenni, con sintomi che si manifestano in modo graduale e non immediato.
Sono due le caratteristiche principali della malattia professionale:
- connessione a fattori di rischio professionali, come polveri, sostanze chimiche nocive, rumori eccessivi, vibrazioni, radiazioni e altri agenti pericolosi;
- esposizione continua e ripetuta ai fattori di rischio presenti nell’ambiente di lavoro.
In generale, le malattie professionali sono suddivise in due categorie: tabellate e non tabellate.
Le malattie professionali tabellate sono elencate nelle tabelle INAIL, di cui una per il settore agricolo, che elenca 21 malattie professionali, e una per l’industria, che elenca 81 patologie. Ogni malattia è associata a una o più attività lavorative che possono esserne la causa. Tra le più comuni vi sono silicosi, asbestosi e le patologie legate all'esposizione ai raggi X.
In presenza di una malattia professionale tabellata, il lavoratore non è tenuto a dimostrare la causa della patologia perché essa è già riconosciuta dall'INAIL in relazione alle attività lavorative svolte.
Le malattie professionali non tabellate non sono presenti nelle tabelle rese note dall’INAIL. Il lavoratore ha il diritto di denunciare anche questo tipo di patologie ma spetta a lui dimostrare la correlazione tra la malattia e l'attività lavorativa svolta per poter avviare il processo di riconoscimento della malattia.
Non esiste soltanto la distinzione tra malattie tabellate e non tabellate. Il Decreto Ministeriale del 27 aprile 2004, infatti, suddivide le malattie professionali in tre liste:
- origine lavorativa elevata. Questa include malattie come l'ernia discale lombare, che può essere causata dal sollevamento ripetuto di carichi pesanti. Altre patologie comuni sono la borsite e la sindrome del tunnel carpale;
- origine lavorativa di limitata probabilità. In questa lista si trovano malattie come la tendinite del tendine d'Achille e la sindrome del tunnel tarsale, legate a traumi o posture scorrette associate al carico del piede;
- origine lavorativa possibile. Qui rientrano patologie come la sindrome dello stretto toracico e il morbo di Dupuytren, condizioni per le quali la relazione con l’attività lavorativa è meno certa, ma comunque riconosciuta in alcuni casi.
come si ottiene il riconoscimento.
Il processo di riconoscimento della malattia professionale si articola in diverse fasi e prevede obblighi precisi per tutti i soggetti coinvolti: medico, lavoratore e datore di lavoro.
Quando il medico sospetta o accerta che la malattia del lavoratore sia stata causata dall'attività lavorativa o dall’esposizione a rischi professionali, è tenuto a redigere e consegnare al lavoratore un certificato di malattia professionale. Questo documento è fondamentale per avviare il processo di riconoscimento e ottenere le prestazioni INAIL.
Dopo la compilazione del certificato, il medico ha 5 giorni di tempo per inviare una denuncia all'Ispettorato Nazionale del Lavoro competente, al Servizio di Prevenzione e Sicurezza sul Lavoro, all’INAIL per l'inclusione nel Registro Nazionale delle Malattie Professionali e alla rete dei Centri Operativi Regionali.
Se la malattia professionale è inclusa in un preciso elenco che viene aggiornato periodicamente dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il medico deve inviare la denuncia anche all’autorità giudiziaria. Se non lo fa, può essere soggetto a sanzioni.
Il lavoratore, per beneficiare delle prestazioni INAIL, deve effettuare la denuncia di malattia professionale al datore di lavoro entro 15 giorni dall'insorgenza dei sintomi, corredata del certificato medico. La denuncia può essere inviata a mezzo raccomandata o per via telematica.
Se il termine non viene rispettato, il lavoratore perde il diritto all'indennizzo per il periodo antecedente alla presentazione della denuncia. Nel caso in cui, invece, non sia più in servizio al momento in cui insorge la malattia, può presentare la richiesta di riconoscimento direttamente all’INAIL.
Il datore di lavoro, una volta ricevuta la denuncia da parte del lavoratore, ha l’obbligo di presentare a sua volta la denuncia di malattia professionale all'INAIL entro 5 giorni. La procedura può essere effettuata direttamente online, attraverso il sito dell’INAIL: la piattaforma invia automaticamente la pratica alla sede competente in base al domicilio del lavoratore. In caso di mancata o tardiva denuncia, il datore di lavoro può incorrere in sanzioni pecuniarie.
L’INAIL, dopo aver ricevuto la documentazione, procede con la valutazione del caso. Il lavoratore viene convocato per una visita medica presso la sede INAIL territorialmente competente, per confermare la diagnosi e avviare le procedure di riconoscimento della malattia professionale, con eventuale concessione dell'indennizzo.
indennizzo per le malattie professionali.
Il riconoscimento della malattia professionale dà diritto al lavoratore, per tutto il periodo in cui è impossibilitato a svolgere l’attività lavorativa, a un indennizzo corrisposto in parte dal datore di lavoro e in parte dall’INAIL.
Il datore di lavoro è tenuto a versare il 100% della retribuzione giornaliera per il primo giorno di malattia e il 60% della retribuzione giornaliera per i tre giorni successivi. Dal quarto giorno fino al novantesimo, l'INAIL corrisponde al lavoratore il 60% della retribuzione giornaliera. Dal novantunesimo giorno fino alla guarigione clinica, l'INAIL deve versare il 75% della retribuzione giornaliera.
L'importo dell'indennizzo è calcolato sulla base della retribuzione giornaliera che il dipendente percepiva nei 15 giorni precedenti l’insorgere della malattia. Questo criterio garantisce che il calcolo sia effettuato tenendo conto del reddito del lavoratore e della sua più recente situazione economica.
Se la malattia professionale causa un danno biologico, ossia un'invalidità temporanea o una menomazione permanente che impedisce al lavoratore di svolgere le normali attività quotidiane, l'indennizzo si basa sulla percentuale di danno biologico accertato. Questo calcolo è più complesso e tiene conto dell'impatto della malattia sulle capacità residue del lavoratore.
Anche nel caso in cui il nesso di causalità tra la malattia professionale e l’attività lavorativa venga accertato dopo la cessazione del rapporto di lavoro, il lavoratore ha diritto a ricevere un indennizzo. Per alcune malattie, il diritto all’indennizzo non è soggetto a limiti temporali e può essere riconosciuto anche a distanza di anni.
L'INAIL, oltre a fornire un indennizzo economico, può garantire al lavoratore anche l'accesso a cure ambulatoriali, la fornitura di protesi, ortesi e presidi, cure termali e soggiorni climatici e assegni per l’assistenza personale continuativa.