La reperibilità è una modalità di svolgimento dell’attività lavorativa, che deve essere espressamente prevista dalla contrattazione collettiva nazionale, in cui il dipendente rimane a disposizione del proprio datore di lavoro al di fuori del normale orario di lavoro per rispondere ad esigenze urgenti, non prevedibili e non differibili.
Il ricorso a questo istituto è previsto in settori dove è essenziale un intervento tempestivo per garantire la continuità di servizio o la gestione di situazioni critiche, come nella sanità o nel settore della manutenzione di impianti e macchinari.
In alcuni casi, al lavoratore in reperibilità, che rimane a disposizione del proprio datore di lavoro, è riconosciuta un’indennità di reperibilità, disciplinata dai CCNL di categoria, dai contratti territoriali, aziendali o individuali o dai regolamenti interni.
Vediamo nel dettaglio che cos’è l’indennità di reperibilità, come funziona e come si calcola.
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cos’è l’indennità di reperibilità?
L’indennità di reperibilità è un compenso economico che il datore di lavoro eroga a favore del lavoratore che rimane a disposizione dell’azienda oltre il normale orario di lavoro, pronto a intervenire qualora si presentino imprevisti che necessitano di una risposta tempestiva.
Questo istituto si attiva solo in caso di necessità urgenti, improvvise e impreviste e ha l’obiettivo di evitare danni all’attività produttiva, rischi a cose o persone e qualsiasi problema che possa compromettere la continuità operativa dell’impresa.
Il lavoratore reperibile è obbligato a rispondere prontamente in caso di chiamata del datore di lavoro e, se necessario,deve essere pronto a raggiungere il luogo di lavoro per gestire l’urgenza. In caso di mancata risposta senza giustificato motivo, il dipendente può essere soggetto a provvedimenti disciplinari, purché tali situazioni siano indicate come sanzionabili nel regolamento aziendale.
La reperibilità non è un istituto che viene applicato indistintamente a tutti i lavoratori. È una prestazione accessoria prevista solo da alcuni CCNL, contratti territoriali, aziendali o individuali o regolamenti interni, che si attiva in contesti particolari dove esistono concrete possibilità di situazioni critiche o di urgenze che richiedono l’intervento tempestivo di un lavoratore in grado di risolvere il problema o di fornire supporto immediato.
Un esempio sono i lavoratori che si occupano della manutenzione di impianti e macchinari industriali. In questo ambito, la rottura improvvisa o il malfunzionamento di un sistema può bloccare la produzione o compromettere la sicurezza dell’ambiente di lavoro. Avere un tecnico reperibile permette all’azienda di intervenire rapidamente per risolvere il problema, evitando fermi prolungati o minacce alla sicurezza di cose o persone.
Esistono però dei limiti da rispettare. La reperibilità può essere attivata solo per gestire situazioni di reale urgenza e deve rimanere circoscritta alle esigenze specifiche per cui il datore di lavoro richiede l’intervento.
Questo significa che la durata della reperibilità richiesta al lavoratore non può eccedere il necessario e deve attenersi alle regole stabilite nel CCNL di riferimento. In difetto di contrattazione collettiva, si fa riferimento ai contratti territoriali, aziendali o individuali o ai regolamenti interni.
L’obbligo di reperibilità, anche se richiesto per rispondere a esigenze aziendali urgenti, non dovrebbe mai interferire in modo eccessivo con la vita privata del dipendente. Così come accade per la gestione delle ferie (scopri di più sul calcolo delle ferie), è fondamentale trovare un equilibrio che rispetti sia le necessità dell’azienda sia il benessere personale del lavoratore.
Come vedremo nel paragrafo successivo, ai lavoratori che rimangono a disposizione del proprio datore di lavoro oltre il normale orario di lavoro può essere riconosciuta l’indennità di reperibilità.
tipologie di reperibilità: reperibilità attiva e reperibilità passiva.
La reperibilità può essere attiva o passiva. Ciascuna delle due fattispecie presenta caratteristiche specifiche e alcune differenze sul piano economico.
Si parla di reperibilità attiva quando il lavoratore che rimane a disposizione del datore di lavoro oltre il normale orario di lavoro viene effettivamente chiamato a svolgere una prestazione lavorativa. In questo caso, la reperibilità è considerata a tutti gli effetti parte dell'orario di lavoro. In più, se la reperibilità cade in un giorno festivo o nel giorno di riposo settimanale, è previsto il riposo compensativo.
Un esempio è il personale medico e infermieristico dei pronto soccorso. In questi contesti, i lavoratori reperibili devono essere pronti a rispondere con rapidità a chiamate per emergenze sanitarie, anche oltre l’orario di lavoro abituale. Se necessario, il medico o l’infermiere reperibile si deve recare immediatamente in ospedale per prestare assistenza ai pazienti.
La reperibilità passiva, invece, si ha quando il lavoratore rimane a disposizione del proprio datore di lavoro ma non è chiamato a svolgere effettiva attività lavorativa. In questo caso, poiché la reperibilità limita soltanto in parte la libertà del dipendente, permettendogli di svolgere altre attività durante l’attesa, in genere non è previsto un compenso economico.
Esistono però situazioni particolari che si collocano a metà strada tra la reperibilità attiva e quella passiva, in cui, pur non essendo richiesto un intervento da parte del lavoratore, le condizioni imposte durante la reperibilità riducono significativamente la libertà di gestire il proprio tempo.
È il caso, per esempio, dei professionisti IT che forniscono assistenza tecnica telefonica o supporto da remoto. Questi lavoratori, sebbene non debbano necessariamente recarsi in sede o eseguire un intervento pratico, devono spesso limitare i loro spostamenti e rispondere alle chiamate in modo rapido ed efficiente.
Su questo tema si è espressa la Corte di Giustizia, affermando che, quando i vincoli legati alla reperibilità sono così stringenti da influire fortemente sulla possibilità del lavoratore di disporre liberamente del proprio tempo, la stessa può essere considerata parte dell’orario di lavoro, dando diritto a un’indennità.
Per determinare se il servizio di reperibilità offerto dal lavoratore sia attivo o passivo è necessario valutare quanto esso influisca sulla sua libertà. Tra i parametri utili alla valutazione vi sono il tempo di risposta richiesto per intervenire, la frequenza media con cui il lavoratore viene chiamato a operare durante la reperibilità e l’eventuale presenza di agevolazioni che possano rendere meno gravosa la reperibilità del lavoratore.
quanto viene pagata la reperibilità?
La reperibilità passiva, nella maggior parte dei casi, non prevede una retribuzione di reperibilità perché il lavoratore rimane a disposizione del proprio datore di lavoro senza svolgere un’effettiva prestazione lavorativa.
Tuttavia, alcuni CCNL, contratti aziendali, territoriali o individuali o regolamenti interni prevedono che al lavoratore debba essere corrisposto un compenso economico anche per la reperibilità passiva, considerando il disagio legato alla limitazione della sua libertà personale.
Al contrario, la reperibilità attiva è sempre retribuita perché il lavoratore viene effettivamente chiamato a svolgere una prestazione lavorativa. L’indennità a cui ha diritto il dipendente può essere fissa o variabile, con importi che variano in base al numero di interventi richiesti al lavoratore durante il periodo in cui rimane a disposizione del proprio datore di lavoro.
La modalità di calcolo dell’indennità di reperibilità è solitamente definita dal CCNL applicato o, in assenza di indicazioni specifiche nella contrattazione collettiva, dai contratti territoriali, aziendali o individuali o dai regolamenti interni.
L’importo del compenso è spesso pari alla retribuzione ordinaria se la prestazione richiesta avviene durante il normale orario di lavoro, mentre per interventi richiesti in orari notturni o festivi, al di fuori del normale orario di lavoro, può essere retribuito come lavoro straordinario.
L’indennità di reperibilità costituisce una componente del reddito di lavoro dipendente ed è quindi imponibile fiscalmente. Inoltre, è assoggettata alla contribuzione previdenziale e assistenziale.
Alcuni CCNL, contratti territoriali, aziendali o individuali o regolamenti interni possono prevedere anche altre modalità di retribuzione per il lavoratore che rimane a disposizione del proprio datore di lavoro oltre il normale orario di lavoro. Per esempio:
- riduzione dell’orario di lavoro settimanale;
- accumulo di ore di reperibilità in una banca ore, che il lavoratore può poi utilizzare come ore di tempo libero.
conclusione.
La reperibilità è uno strumento di cui le aziende possono servirsi per garantire interventi tempestivi in caso di emergenza, preservare la continuità operativa e affrontare eventuali criticità senza interruzioni.
Allo stesso tempo, rappresenta un vantaggio economico per i lavoratori, che possono beneficiare di un compenso aggiuntivo rispetto alla normale retribuzione, incrementando così il loro reddito grazie all’indennità di reperibilità.
Informarsi sulle disposizioni contenute nel proprio CCNL di riferimento, nel contratto territoriale, aziendale o individuale o nel regolamento interno è fondamentale per ottenere il giusto riconoscimento economico per il tempo e la disponibilità offerti.
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