Nel corso della propria carriera, può capitare di doversi assentare dal lavoro per un breve o lungo periodo di tempo perché subentrano, più o meno improvvisamente, bisogni personali o familiari.
Se qualche ora di permesso non è sufficiente, è possibile fare domanda per l’aspettativa retribuita, un periodo di assenza giustificato dal lavoro, durante il quale il dipendente ha diritto a ricevere almeno parte del suo stipendio.
Scopriamo cos’è e come funziona l’aspettativa retribuita dal lavoro.
indice dei contenuti:
cos'è l'aspettativa retribuita.
L’aspettativa retribuita è un periodo di durata variabile durante il quale il rapporto di lavoro viene sospeso. I lavoratori possono astenersi temporaneamente dallo svolgimento delle proprie mansioni, mantenendo il diritto alla retribuzione e senza rischiare di perdere il posto di lavoro o incorrere in provvedimenti disciplinari o licenziamenti.
Questo periodo di sospensione è regolamentato dalla Costituzione italiana, da specifiche leggi e dai contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL).
Ad esempio, la Legge n. 104 del 5 febbraio 1992 e il Decreto Legislativo n. 151 del 26 marzo 2001 regolano l'aspettativa per i lavoratori che assistono familiari con disabilità.
La durata dell’aspettativa retribuita varia a seconda del motivo della richiesta. Se il periodo massimo previsto dalla legge o dal contratto collettivo viene superato, è sempre possibile richiedere un’aspettativa non retribuita, previo accordo con il datore di lavoro.
Per quanto riguarda la retribuzione a cui ha diritto il lavoratore durante la sospensione del rapporto di lavoro, l’aspettativa non è sempre retribuita al 100%, a meno che non sia previsto diversamente dal contratto o dal CCNL di riferimento. In alcuni casi, è la legge a stabilire la retribuzione spettante al lavoratore durante il periodo di assenza.
come funziona.
I lavoratori, sia pubblici che privati, possono fare domanda per l'aspettativa retribuita per vari motivi.
Ad esempio, è possibile richiederla per motivi familiari, come l’assistenza a figli o parenti stretti con disabilità grave accertata ai sensi della Legge n. 104 del 1992. Il congedo può durare fino a due anni e può essere richiesto anche dai parenti fino al terzo grado, a condizione che gli altri parenti stretti siano deceduti o anch'essi disabili.
Per giustificare l’assenza dal lavoro è necessario dimostrare che la persona disabile necessita di assistenza continua certificata dall’INPS. Inoltre, la persona assistita non deve lavorare o non deve essere in grado di lavorare. L’aspettativa può essere frazionata e durante questo periodo il dipendente non matura ferie, tredicesima o TFR.
Un’altra forma di aspettativa retribuita è quella per aggiornamento professionale, riservata ai dipendenti pubblici che partecipano a dottorati senza borsa di studio. Questi lavoratori possono sospendere temporaneamente il rapporto di lavoro, mantenendo il diritto alla retribuzione e al posto di lavoro, a condizione di non svolgere altre attività lavorative durante l’assenza. I dipendenti privati, invece, possono usufruire delle 150 ore di diritto allo studio previste dalla legge per il conseguimento del titolo.
In alcuni casi, anche l’aspettativa per volontariato è retribuita, ma solo se il lavoratore presta servizio per un ente o un’associazione iscritta ai registri regionali e presenti nell’elenco nazionale del Dipartimento della protezione civile. Nello specifico sono previsti permessi per volontari della protezione civile e volontari del Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico del Club alpino italiano (CAI). L’assenza è giustificata per soccorsi durante emergenze nazionali, calamità naturali o per attività di simulazione, pianificazione e formazione per la gestione delle emergenze.
Hanno diritto all’aspettativa retribuita anche le donne vittime di violenza. Possono assentarsi dal lavoro per un massimo di tre mesi, frazionabili o continuativi entro tre anni, per sottrarsi a situazioni di pericolo e iniziare un percorso di sostegno e protezione. Durante questo periodo, percepiscono una retribuzione pari al 100% di quella prevista dal contratto.
Infine, possono richiedere l’aspettativa retribuita i mutilati e gli invalidi civili che hanno subito riduzione della capacità lavorativa superiore al 50%. La legge stabilisce una durata massima di 30 giorni all’anno, da fruire in modo frazionato o continuativo, mantenendo il posto di lavoro e parte della retribuzione, per seguire terapie specifiche legate al loro stato di salute.
chi può richiedere l'aspettativa retribuita.
Tutti i dipendenti del settore pubblico e privato con un contratto di lavoro a tempo indeterminato possono richiedere l’aspettativa retribuita. Per quanto riguarda i lavoratori e le lavoratrici a tempo determinato o con contratti di formazione e lavoro, questa possibilità viene meno fatta eccezione per alcuni tipi di congedo. Ad esempio, le lavoratrici a tempo determinato hanno diritto al congedo per donne vittime di violenza.
È bene ricordare che la concessione dell’aspettativa dipende da vari fattori come la durata del periodo di assenza, l’impatto sulla produttività aziendale e le specifiche disposizioni di legge. Ogni richiesta viene valutata tenendo conto delle normative vigenti e delle esigenze operative dell’azienda.
come richiedere l'aspettativa retribuita.
Il dipendente che desidera avvalersi dell’aspettativa retribuita deve presentare una richiesta formale al datore di lavoro. Il processo da seguire può variare in base ai regolamenti aziendali, alle normative in vigore e al CCNL di riferimento.
Di norma, per richiedere l’aspettativa retribuita è necessario presentare una domanda scritta, all’interno della quale il dipendente deve specificare il motivo della richiesta, le date di inizio e fine del periodo di assenza, le modalità di fruizione dell’aspettativa (frazionata o continuativa), i riferimenti normativi e i dettagli relativi al contratto di lavoro e alle mansioni svolte. Il documento deve essere firmato dal richiedente.
Se la richiesta è motivata da problemi di salute, propri o dei propri familiari, è bene che la condizione medica venga prima certificata dall’INPS per agevolare il processo. In tutti gli altri casi, è possibile inviare direttamente la domanda al reparto risorse umane o all’ufficio amministrativo con un preavviso adeguato.
Prima di inoltrare la richiesta per l’aspettativa retribuita, è buona norma valutare attentamente le esigenze dell’azienda, in modo tale che la propria assenza dal lavoro non sia d’ostacolo all’operatività dell’impresa e che sia possibile tornare serenamente in ufficio al termine del periodo di aspettativa.
Una volta presentata la domanda, il datore di lavoro o il responsabile delle risorse umane esaminerà attentamente le motivazioni e la documentazione allegata. Valutata la richiesta, si verificherà se il dipendente ha diritto all’aspettativa retribuita, consultando le leggi vigenti, il contratto di lavoro e il CCNL di riferimento.
Se la richiesta viene approvata, il dipendente verrà informato tempestivamente sui dettagli dell'aspettativa e su come verrà gestita la retribuzione durante il periodo di assenza.
In caso di rifiuto, il datore di lavoro deve motivare la sua decisione. Tra le motivazioni considerate legittime ci sono solo le comprovate esigenze aziendali. Qualora i motivi del rifiuto fossero altri, il dipendente potrà presentare nuovamente la domanda e il datore di lavoro avrò l’obbligo di sottoporla a una nuova valutazione.