La prestazione occasionale è una forma di collaborazione flessibile che si colloca a metà strada tra il lavoro autonomo e il lavoro subordinato. Si tratta di un tipo di impiego non continuativo, mirato a rispondere a esigenze lavorative sporadiche e saltuarie.
Il contratto di prestazione occasionale è rivolto a diverse categorie di utilizzatori, inclusi privati, professionisti, enti non profit e piccole imprese. Questo tipo di contratto consente di acquisire prestazioni di lavoro con modalità semplificate e nel rispetto di limiti specifici.
L'accordo permette di svolgere attività lavorative di ridotta entità, con un limite sia temporale che economico. Questo lo rende la soluzione ideale per chi cerca flessibilità e autonomia e non un impegno lavorativo continuativo.
Scopriamo cos’è la prestazione occasionale, a chi è rivolta, quando è possibile attivarne una e quali sono le disposizioni da rispettare affinché l’accordo possa essere considerato valido a tutti gli effetti di legge.
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cos'è la prestazione occasionale?
La prestazione occasionale è regolata dall’art. 54-bis del Decreto Legge n. 50 del 24 aprile 2017, convertito con modificazioni nella Legge n. 96 del 21 giugno 2017, successivamente modificata dalla Legge di Bilancio 2023 (legge n. 197 del 29 dicembre 2022) e dal Decreto Legge n. 48 del 4 maggio 2023, convertito con modificazioni nella Legge n. 85 del 3 luglio 2023.
Un lavoratore occasionale è colui che offre servizi o prestazioni senza subordinazione con il committente, svolgendo il lavoro in modo autonomo e senza continuità. A differenza dei lavoratori autonomi abituali, i prestatori occasionali operano senza un rapporto di dipendenza e con un ampio grado di libertà organizzativa.
I professionisti che possono operare in questo regime appartengono a vari settori e generalmente non richiedono iscrizioni ad albi professionali. Essi possono completare le loro attività con autonomia e senza vincoli stringenti imposti dal committente.
Per quanto riguarda il compenso, la normativa stabilisce un minimo di 9 euro all’ora, salvo alcune eccezioni, per le quali il compenso minimo è definito dalla contrattazione collettiva per le prestazioni di natura subordinata.
La prestazione occasionale è dunque una forma di collaborazione che permette di rispondere a esigenze lavorative sporadiche, garantendo al contempo una certa flessibilità sia al lavoratore che al datore di lavoro.
a chi è rivolta?
La prestazione occasionale è rivolta a diverse categorie di utilizzatori, tra cui:
- professionisti;
- lavoratori autonomi;
- imprenditori;
- associazioni, fondazioni e altri enti di natura privata;
- pubbliche amministrazioni;
- enti locali;
- aziende alberghiere e strutture ricettive;
- aziende che operano nei settori dei congressi, delle ferie, degli eventi, degli stabilimenti termali e dei parchi divertimento;
- onlus.
Sono esclusi da questo regime i professionisti iscritti a ordini o albi professionali. Questi soggetti, infatti, sono obbligati ad aprire una partita IVA anche per singole prestazioni lavorative.
Per quanto riguarda le pubbliche amministrazioni, queste possono ricorrere alla prestazione occasionale solo per attività specifiche, come:
- progetti speciali rivolti a categorie vulnerabili;
- lavori di emergenza in caso di calamità naturali;
- attività di solidarietà, in collaborazione con enti pubblici e/o associazioni di volontariato;
- organizzazione di manifestazioni sociali, sportive, culturali o caritatevoli.
Il contratto di prestazione occasionale è vietato:
- ai soggetti che hanno più di 10 dipendenti a tempo indeterminato;
- ai soggetti operano nei settori dei congressi, delle ferie, degli eventi, degli stabilimenti termali e dei parchi divertimento con più di 25 dipendenti a tempo indeterminato;
- alle imprese dell’edilizia e di settori affini;
- alle imprese che eseguono attività di escavazione o di lavorazione di materiale lapideo;
- alle imprese del settore delle miniere, cave e torbiere;
- ai soggetti che eseguono attività di appalti di opere o servizi;
- alle imprese del settore agricolo.
Il divieto di utilizzo della prestazione occasionale per i datori di lavoro con più di 10 dipendenti a tempo indeterminato non sussiste per le pubbliche amministrazioni.
quando è possibile attivare una prestazione occasionale?
È possibile attivare una prestazione occasionale qualora essa, nel corso di un anno civile, dia luogo a compensi di importo complessivo:
- non superiore a 5.000 euro per ciascun prestatore (chi fornisce il servizio di prestazione occasionale), con riferimento al numero totale dei committenti;
- non superiore a 10.000 euro per ciascun utilizzatore (chi beneficia del servizio di prestazione occasionale), con riferimento alla totalità dei prestatori occasionali impiegati. Sono escluse da questo limite le società sportive che stipulano accordi di prestazione occasionale con gli steward negli stadi;
- non superiore a 15.000 euro per ciascun utilizzatore appartenente a uno dei settori dei congressi, delle fiere, degli eventi, degli stabilimenti termali e dei parchi divertimento, con riferimento alla totalità dei prestatori;
- non superiore a 2.500 euro (o a 5.000 euro per gli steward che offrono prestazioni lavorative alle società sportive) per prestazioni rese da ogni prestatore in favore del medesimo committente.
Il limite economico non è l’unico previsto dalla legge. Per attivare una prestazione occasionale, infatti, è necessario rispettare un tetto massimo di durata della prestazione pari a 280 ore, come stabilito dal comma 20 dell’art. 54-bis del D.L. n. 50/2017.
Inoltre, la legge stabilisce che non possono ricorrere alla prestazione occasionale i lavoratori con i quali il datore di lavoro abbia in corso o abbia avuto negli ultimi 6 mesi un rapporto di lavoro subordinato o di collaborazione coordinata e continuativa.
come regolarizzare una prestazione occasionale.
Sebbene la legge non richieda formalmente un contratto scritto per le prestazioni occasionali, redigerne uno è fortemente consigliato. Un accordo scritto, infatti, tutela entrambe le parti: il committente ha la certezza che il lavoro verrà svolto come concordato e nei tempi stabiliti, mentre il prestatore ha la garanzia di ricevere il compenso pattuito, oltre che la possibilità di dimostrare la propria attività lavorativa in caso di necessità future.
Il contratto deve includere le generalità del committente e del prestatore d’opera, la descrizione delle attività da svolgere, il compenso concordato e le modalità di pagamento. È fondamentale che al suo interno vengano specificati anche eventuali termini e condizioni, come la durata della collaborazione, le tempistiche di pagamento e le responsabilità delle parti.
La gestione di un contratto di prestazione occasionale può essere effettuata tramite il portale INPS. Sia il datore di lavoro che il prestatore d’opera possono accedere alla sezione dedicata per comunicare l’inizio o la cessazione della prestazione.
Per quanto riguarda gli aspetti fiscali e contributivi relativi alla prestazione occasionale, la ricevuta assume un’importanza fondamentale. Questo documento deve includere i dati anagrafici del prestatore e del committente, la descrizione dettagliata dell’attività svolta, il corrispettivo lordo pattuito, l’eventuale ritenuta d’acconto, l’importo netto corrisposto dal committente e la data di emissione della ricevuta stessa.
Se il committente è un soggetto con partita IVA, deve applicare una ritenuta d'acconto del 20% sul compenso lordo dovuto per la prestazione. Il pagamento della ritenuta è a carico del committente, che deve versarla all’Agenzia delle Entrate.
La normativa prevede che sulla ricevuta venga apposta una marca da bollo da 2,00 euro quando l’importo della prestazione supera i 77,47 euro. Per non incorrere in sanzioni è importante che la marca riporti una data anteriore rispetto a quella di emissione della ricevuta.
Se il tetto massimo di durata della prestazione o i limiti economici annuali nell’arco dello stesso anno civile non vengono rispettati, il contratto di prestazione occasionale si trasforma automaticamente in un contratto a tempo pieno e indeterminato, con alcune eccezioni per le pubbliche amministrazioni.
Inoltre, chi non rispetta le disposizioni riguardanti il divieto di ricorso alla prestazione occasionale o viola l'obbligo di comunicazione all'INPS può incorrere in una sanzione amministrativa pecuniaria che va da un minimo di 500 euro fino ad un massimo di 2.500 euro per ogni violazione accertata.
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