Capita sempre più frequentemente che un lavoratore, con regolare contratto da dipendente, decida di aprire la partita Iva e mettere in piedi un’attività in proprio. Avere un doppio reddito, infatti, è la soluzione per migliorare la propria condizione economica e per dare vita a un sogno nel cassetto. Lo testimoniano anche i dati in merito: il numero delle partite Iva che fanno capo a dipendenti, sia pubblici che privati, è in costante aumento. La domanda che oggi ci poniamo è la seguente: quali sono i casi in cui è possibile avere un regolare contratto e aprire la partita Iva allo stesso tempo? Quando i due redditi, autonomo e da dipendente, possono coesistere senza creare problemi al fisco?
Contratto da dipendente e partita Iva nel privato
Tutti i lavoratori privati che percepiscono uno stipendio da dipendenti possono aprire la partita Iva, sia come liberi professionisti che come società individuali. Il requisito da rispettare riguarda il patto di non concorrenza. Il riferimento giuridico è l’art 2105 del codice civile, che prevede l’obbligo di fedeltà del lavoratore nei confronti del suo datore. Se, quindi l’attività d’impresa non va in conflitto con quella da dipendente e si rispetta l’obbligo di riservatezza delle informazioni aziendali, allora i due lavori possono vivere in parallelo senza alcun problema.
Per legge, il dipendente che apre la partita Iva non è tenuto ad informare l’azienda per la quale lavora della sua nuova attività (a meno che non sia espressamente definito nel contratto), anche se è fortemente indicato parlarne con il datore per non correre nessun rischio.
Da un punto di vista fiscale, il lavoratore che percepisce due redditi, uno dipendente e l’altro autonomo, dovrà presentare il modello redditi persone fisiche.
Quali sono le indicazioni in merito al versamento dei contributi Inps in questi casi? Qui si rende necessario fare una distinzione. Esistono 3 casi:
- il lavoratore, con contratto indeterminato a tempo pieno, che apre un’attività commerciale non dovrà iscriversi alla gestione commercianti dell’Inps (e quindi non dovrà versare altri contributi) solo se riesce a dimostrare che il lavoro da dipendente è prevalente, sia in termini di stipendio che di tempo. Qualora dovesse ricevere la comunicazione che lo invita all’iscrizione, dovrà documentare all’Inps il motivo dell’esonero, inviando anche l’ultima busta paga ricevuta;
- il lavoratore con un contratto a tempo determinato deve verificare se l’attività da dipendente è prevalente rispetto a quella d’impresa. In caso affermativo, vale la stessa regola dell’indeterminato full time;
- il lavoratore con reddito da dipendente che mette in piedi un’attività da libero professionista dovrà iscriversi alla gestione separata Inps e versare i relativi contributi proporzionali.
Contratto da dipendente e partita Iva nel pubblico impiego
Quando si parla di pubblico impiego, invece, le cose cambiano sensibilmente. In questo caso, infatti, il dipendente ha l’obbligo di prestare il suo servizio in maniera esclusiva. Esistono, però, alcune eccezioni alla regola. Alcune tipologie di professionisti, come ad esempio i docenti, possono essere anche liberi professionisti.
Anche i lavoratori pubblici part time, che hanno un orario inferiore al 50% rispetto al full time, possono avere un altro lavoro sia come dipendenti (mai con un’altra Amministrazione pubblica però), sia come libera professione. L’unica norma che devono rispettare riguarda, anche qui, la non concorrenza tra le attività. Se, inoltre, il dipendente parziale è iscritto a un albo, non può avere un incarico presso una Pubblica Amministrazione, neanche quando si tratta di incarichi legali che la vedono coinvolta.
Infine, i dipendenti con un contratto a tempo pieno possono essere autorizzati dall’Amministrazione stessa a esercitare un altro incarico solo rispettando i seguenti requisiti:
- carattere provvisorio e occasionale dell’incarico;
- non contrasto con gli interessi dell’Amministrazione;
- conciliabilità tra le attività svolte, in termini di tempo dedicato e regolare svolgimento.
Nel pubblico, a differenza di quanto succede nel privato, le risorse devono sempre comunicare al datore di lavoro l’intenzione di aprire la partita Iva, e devono ricevere relativa autorizzazione. Questo obbligo deriva dal fatto che l’Amministrazione ha bisogno di verificare che l’attività autonoma del lavoratore non vada a ledere l’ente stesso, a causa del ruolo di rilievo che alcuni dipendenti pubblici ricoprono.