Il giorno delle nozze si avvicina e la macchina dei preparativi è già in moto? Quando si organizza un matrimonio, ci sono molti aspetti da considerare, legati non solo alla cerimonia e alla festa, ma anche al lavoro.
Tutti i lavoratori dipendenti che si preparano a celebrare le nozze hanno diritto al congedo matrimoniale, un periodo di tempo definito di astensione legittima dal lavoro durante il quale possono godere della tanto attesa luna di miele o prendersi qualche giorno di riposo.
Scopriamo cos’è il congedo matrimoniale, spesso chiamato erroneamente “licenza matrimoniale”, chi può richiederlo, quanto dura e a chi spetta il pagamento della retribuzione durante questo lasso di tempo.
indice dei contenuti:
cos’è il congedo matrimoniale.
Il congedo matrimoniale è un periodo di tempo retribuito a cui hanno diritto tutti i lavoratori in occasione del proprio matrimonio, a condizione che abbia validità civile.
È stato introdotto in Italia nel 1937, con il Regio Decreto Legge n. 1334 del 24 giugno, che ne prevedeva l’applicazione esclusivamente ai lavoratori appartenenti alla classe degli impiegati.
Fu solo quattro anni più tardi, con il Contratto Collettivo Interconfederale del 31 maggio 1941, che il diritto al congedo matrimoniale venne esteso anche ai lavoratori della classe operaia.
L’inizio del congedo coincide di solito con il giorno delle nozze. Se il matrimonio si celebra di sabato o domenica, come spesso accade, il congedo inizia a decorrere dal lunedì immediatamente successivo.
Tuttavia, alcune aziende offrono ai futuri sposi la possibilità di fruire della misura a partire da alcuni giorni prima della data fissata per le nozze, al fine di permettere loro di prepararsi al meglio per il grande giorno.
È bene precisare che questo tipo di congedo è disciplinato anche dai contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL), che spesso risultano più favorevoli per i lavoratori. Ad esempio, il CCNL Commercio e Terziario stabilisce che il congedo parte del terzo giorno antecedente alla data delle nozze.
Per ottenere il congedo matrimoniale è necessario presentare apposita richiesta al datore di lavoro con congruo anticipo.
La legge stabilisce che il lavoratore deve rispettare un minimo di preavviso: la domanda deve essere presentata almeno 6 giorni prima delle nozze. Alcuni contratti collettivi potrebbero richiedere un preavviso diverso, quindi è necessario consultare il proprio CCNL di riferimento per maggiori informazioni.
In ogni caso, è sempre preferibile avvisare il datore di lavoro con largo anticipo, anche prima dei termini fissati dalla legge o dal CCNL di riferimento, per non rischiare che l’azienda posticipi il congedo o si vengano a creare problemi organizzativi.
Al rientro al lavoro, gli sposi devono presentare al datore di lavoro il certificato di matrimonio o lo stato di famiglia aggiornato. Il certificato può essere recuperato anche online tramite il sito dell’Anagrafe Nazionale del Ministero dell’Interno o i portali comunali che offrono questo servizio.
Proponiamo qui di seguito un facsimile di richiesta per il congedo matrimoniale:
Spett.le ________________,
io sottoscritto________________________, in qualità di dipendente della Vs società dal
_________________________, con qualifica di ________________________, con la
presente comunico che in data _______________________ contrarrò matrimonio.
A tale fine richiedo di poter fruire del congedo matrimoniale di ___________ giorni con
decorrenza ___________________________, così come previsto dalla legge nonché dal
CCNL ____________________________ applicato. Sarà mia cura consegnarvi quanto
prima la certificazione di matrimonio o documentazione sostitutiva [in caso di matrimonio
contratto all’estero con traduzione in lingua italiana].
Distinti saluti,
[Nome e Cognome].
chi può richiedere il congedo matrimoniale?
Il congedo matrimoniale è un diritto riconosciuto a tutti i lavoratori dipendenti, indipendentemente dall’anzianità e dalla tipologia di contratto. Sono inclusi anche i lavoratori in somministrazione.
Con l’approvazione della Legge n. 76 del 20 maggio 2016, nota come Legge Cirinnà, il diritto al congedo matrimoniale è stato esteso anche alle coppie dello stesso sesso che si uniscono civilmente.
Ci sono però delle eccezioni. Non possono accedere alla misura coloro che esercitano attività di libero professionista e i lavoratori dipendenti:
- in prova;
- che si sposano solo con rito religioso;
- senza residenza regolare in Italia.
Nell’arco della propria carriera lavorativa, può succedere di spostarsi più volte. In caso di divorzio o morte del coniuge, il lavoratore che decide di convolare nuovamente a nozze ha diritto a fruire del congedo matrimoniale.
congedo matrimoniale: entro quando?
Il congedo matrimoniale, di norma, deve essere concesso dal datore di lavoro e usufruito dal lavoratore che lo richiede entro i 30 giorni successivi alla celebrazione delle nozze.
Non mancano però aziende che concedono il godimento del periodo di riposo anche una volta superato questo termine. A legittimare questa policy ci ha pensato anche una sentenza della Corte di Cassazione del 2012: nella pronuncia, i Giudici della Suprema Corte hanno sottolineato come queste tempistiche non siano così stringenti, affermando che il permesso può essere utilizzato anche pochi mesi dopo il matrimonio.
congedo matrimoniale posticipato.
Possono capitare eventi imprevisti che rendono oggettivamente impossibile la fruizione del congedo matrimoniale entro i 30 giorni successivi alla celebrazione delle nozze. Lo slittamento può essere causato sia da esigenze del lavoratore sia da specifiche necessità produttivo-organizzative dell’azienda.
In questi casi, datore di lavoro e lavoratore devono accordarsi e stabilire un termine diverso per il godimento del congedo. Si ricorda che non è possibile usufruire del permesso né durante le ferie né durante periodo di preavviso in caso di licenziamento.
quanti giorni di congedo matrimoniale si possono avere?
La durata del congedo matrimoniale è fissata solitamente in 15 giorni di calendario.
Il periodo di congedo non è frazionabile, il che significa che i 15 giorni di astensione devono essere goduti in maniera consecutiva. Nel loro conteggio sono solitamente inclusi i weekend ed eventuali altri giorni non lavorativi.
Tuttavia i CCNL possono prevedere durate diverse che variano in base al settore produttivo e alla qualifica professionale. Dunque, si rimanda alla contrattazione collettiva di riferimento per avere una chiara indicazione sul periodo di congedo previsto.
Inoltre, bisogna ricordare che il permesso matrimoniale non deve confuso con le ferie, che continuano a maturare durante la pausa lavorativa.
Al lavoratore è concessa anche la possibilità di unire ferie regolari e congedo matrimoniale. Prima di fare una simile richiesta al datore di lavoro, però, è sempre consigliabile verificarne la fattibilità, anche in base alle esigenze dell’azienda.
come vengono pagati i giorni di congedo matrimoniale?
Il congedo matrimoniale, essendo un periodo di assenza giustificata dal lavoro, è interamente retribuito. A seconda che il lavoratore richiedente sia un impiegato o un operaio, cambia il soggetto responsabile del pagamento.
Se il lavoratore è un impiegato, il pagamento del congedo matrimoniale è interamente a carico del datore di lavoro perché il dipendente assente è considerato in attività di servizio e ha diritto alla normale retribuzione.
Se, invece, il beneficiario è un operaio, apprendista, lavoratore a domicilio, marittimo di bassa forza, dipendente da aziende industriali artigiane, cooperative interviene l’INPS con un assegno corrispondente a 7 o 8 giorni di retribuzione (in base alla categoria di lavoratori di cui si fa parte). Spetta al datore di lavoro integrare l’importo dell’assegno fino a coprire l’intera durata del congedo.
L’assegno spetta anche ai lavoratori disoccupati che dimostrano di aver lavorato con la qualifica di operaio dipendente da una delle aziende sopra indicate per almeno 15 giorni nei 90 giorni precedenti il matrimonio; oltre che ai lavoratori che, fermo restando il rapporto di lavoro, per un giustificato motivo non siano in servizio (ad esempio, richiamo alle armi).
In una sua circolare del 2017 (Regolamentazioni delle unioni civili tra persone dello stesso sesso), l’INPS ha inoltre chiarito che l'assegno per il congedo matrimoniale è "una prestazione che spetta anche in caso di unione civile tra persone dello stesso sesso".